Gli italiani sono piuttosto presi dalla schermaglie precongressuali tra Renzi, Bersani & compagni a vario livello, i siciliani più interessati alle feste e alle saghe paesane: in questo clima ancora vagamente vacanziero sembrano cadere nel vuoto le accorate parole di Papa Francesco per i pericoli che sta correndo la pace, quasi fuor di luogo l’esortazione di Ban Ki-moon sull’uso della forza “non autorizzato” dall’ONU. La questione Siria appare irrisolvibile per vie diplomatiche: troppo rigide le posizioni delle parti, troppi lati oscuri – da una parte e dall’altra – per trovare le ragioni (?) di una guerra civile (quella in atto in Siria), per capire le motivazioni (?) di interventi che, in ogni modo, scardinano la sovranità di uno Stato.
Sono gli interessi che ruotano attorno all’area Mediterraneo-Medio Oriente che cercano una loro via di sbocco per imporre quell’influenza e supremazia che stanno determinando mutamenti radicali geo-politici nella regione. Gli italiani (quelli che contano e quelli che non hanno voce in capitolo) nel migliore dei casi sono spettatori passivi della tragedia annunciata, quella di una possibile guerra che può coinvolgere il mondo intero.
Al momento, ma solo in apparenza, un gioco fra contendenti che vogliono spartirsi la torta: si valutano le reazioni che possono avere le “grandi” e “piccole” potenze, dalla Russia alla Francia, all’Inghilterra, tutti trincerati dietro il paravento ONU, tutti in attesa che l’ONU prenda una posizione chiara.
La Russia stessa non esclude un suo eventuale appoggio ad un’operazione militare in Siria, se fosse provata la responsabilità di Damasco nell’uso di armi chimiche e comunque, appunto, solo a fronte di un’approvazione dell’intervento da parte dell’Onu. La Russia, però, non nasconde nulla in merito alla fornitura dei missili “S-300” a Damasco: Putin, ha affermato che è stata congelata ma non interrotta. Il capo del Cremlino ha dichiarato anche che Mosca è pronta a fornire questi missili “sensibili” anche ad “altri Paesi” del mondo se sulla Siria verrà violato il diritto internazionale.
Minacce da una parte e dall’altra, mentre Obama si mostra soddisfatto dell’approvazione della bozza d’attacco alla Siria approvata in commissione al Senato, che prevede un limite di 90 giorni di interventi contro quel Paese con il divieto esplicito a truppe da combattimento di terra.
La Sicilia è isola felice, con le sue 17 basi militari USA sparse nel territorio: A Sigonella ci stanno i droni, i velivoli senza pilota Global Hawks, e i marines, gli ultimi 600 arrivati proprio qualche mese addietro; ad Augusta transitano e stazionano sottomarini nucleari; la Sesta Flotta girovaga per il Mediterraneo, in attesa (?).
E’ lo “Shell agreement”, “accordo-conchiglia”, l’intesa-quadro fra l’Italia e gli Stati Uniti d’America, datato 2 febbraio 1995 che riguarda le basi Usa in Italia, ma l’accordo “base”, quello fondamentale, è un altro documento, il “Bia”, del 1954, firmato dall’ambasciatrice Luce e dal ministro Scelba, e siglato per l’Italia dall’allora sottocapo di stato maggiore della Difesa generale Francesco Cervoni e dal vicecomandante delle forze armate statunitensi in Europa, generale Charles Boyd. Il ministro Emma Bonino – Lei lo può fare – dovrebbe leggere attentamente quell’accordo rimasto “segreto”, ma del quale si conosce parte della normativa: quanto al comando della basi Usa in Italia, l’accordo stabilisce che le installazioni sono poste “sotto il comando italiano” ma il comando Usa esercita “il comando pieno sul personale, l’equipaggiamento e le operazioni Usa”. Come dire: il nostro Paese può essere soltanto informato su quanto avviene, ma di certo non può entrare nel merito alle iniziative degli americani.
Qual è l’attività dei droni stanziati a Sigonella? Probabilmente è ignota al Comando militare italiano, dal momento che i velivoli senza pilota sono manovrati con controllo distante dalla Sicilia migliaia di chilometri…
Come saranno utilizzati i marines dislocati a Sigonella che fanno parte di “squadre speciali”?
Interrogativi che è meglio non porsi.