A quanto sembra, o almeno da quanto viene riferito dalle agenzie stampa, finalmente Putin ha espresso chiaramente la sua opinione sulla “Questione Siria”. Putin si è così espresso: “In caso di azione militare contro la Siria, la Russia aiuterà Damasco come ha fatto finora, fornendo armi e tramite la cooperazione economica, e intensificando quella umanitaria“. Putin ha anche respinto le accuse contro le forze governative siriane sul presunto uso di gas e ha ribadito che l’attacco chimico è stata ”una provocazione” per incoraggiare l’intervento militare esterno.
Queste dichiarazioni di Putin sono state raccolte al margine della Conferenza del G20 a San Pietroburgo. Ormai siamo alla conta di chi è pro o contro l’attacco alla Siria. E la conta l’ha fatta lo stesso Putin: “Cina, Argentina, Italia, Brasile, India e Indonesia”, includendo nel novero anche il Vaticano tra i contrari all’attacco. A favore di un’azione militare “Usa, Canada, Turchia e Sud Corea”. Ma sono già undici i Paesi che condannano l’attacco con armi chimiche avvenuto a Damasco il 21 agosto e di cui il regime di Assad viene ritenuto responsabile: Australia, Canada, Francia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Arabia Saudita, Spagna, Turchia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Il documento è firmato anche dall’Italia.
Putin è andato pesante nelle sue dichiarazioni: “L’applicazione della forza nei confronti di uno Stato sovrano è possibile solo per autodifesa e con il mandato Onu, e non è questo il caso. Come già detto, chi agisce in modo unilaterale viola la legge internazionale”.
Esplicita pure la Cina. “La crisi in Siria non si risolve con i bombardamenti. E spero che prima di agire alcuni Paesi ci pensiono due volte”: lo ha detto il leader cinese, Xi Jinping, che ha aggiunto ”Una soluzione politica è l’unica via da seguire”. Il presidente cinese ha reso nota la sua posizione subito dopo il bilaterale con il presidente americano.
I venti di guerra ormai spirano dalla settimana scorsa, e l’intervento contro la Siria – come abbiamo avuto modo di dire in precedenti articoli – potrebbe non seguire un programma prefissato, ma con un “count down” determinato “a sorpresa”. Un “count down” che, in teoria, potrebbe essere già iniziato, se si dovesse tenere conto dell’intensa attività aerea che si sta registrando nella base di Sigonella, dopo giorni e giorni di assoluta “calma piatta”.
Nell’installazione militare siciliana – che ricordiamo ricade sotto il Comando Italiano, anche se la Naval Air Station della Sesta Flotta USA è autonoma a giorni (il 10 settembre) si terrà la cerimonia di cambio comando del 41° Stormo Antisom. Il colonnello Pilota Dario Antonio Missaglia lascerà il comando al colonnello Pilota Vincenzo Sicuso. Presiederà la cerimonia il Generale di Brigata Aerea, Luca Valeriani, Ispettore dell’Aviazione per la Marina. Un cambio di comando che cade in un momento delicato: un momento che vede il nostro Paese da una parte condannare Assad, e dall’altra contrario all’intervento armato. Vincenzo Sicuso proviene dal Centro di Eccellenza Aeromonili a Pilotaggio Remoto basato ad Amendola, che ospita fra l’altro il 28° Gruppo Velivoli Teleguidati che ha in dotazione i droni “Predator” dell’Aeronautica Militare Italiana. Vincenzo Sicuso è uno dei dodici operatori in grado di utilizzare gli “Strix” i mini “UAV” (Unmanned aerial vehicle – Aeromobile a pilotaggio remoto) prodotti dalla “Alpi Aviation” di Pordenone, che costano 250 mila euro ciascuno. A Sigonella sono di stanza “Global Hawks” e “Predator”, velivoli senza pilota che non sono certo “mini” e di sicuro sono più (molto più) pericolosi degli “Strix” italiani. L’esperienza del colonnello pilota Vincenzo Sicuso nel settore dei droni e il ruolo che andrà a ricoprire avranno un particolare significato alla vigilia di un probabile utilizzo compartecipativo di Sigonella (da parte USA o italiana che sia) nelle azioni che saranno portate avanti contro la Siria.