La “Questione Siria” sta cadendo non solo nell’indifferenza della gente, ma sta finendo con il provocare irritazione. E’ l’equivalente del “Caso Berlusconi”, se ne parla da tanto, ma i “tira e molla” tra le parti opposte stanno rasentando il ridicolo. Due vicende di gravità estrema, una di carattere mondiale, l’altra nazionale, entrambe che sembrano non trovare una via d’uscita “accettabile”: per la prima vicenda, quella della Siria, c’è a rischio la pace su questa Terra; per la seconda vicenda, quella di Berlusconi, il crollo definitivo di un Paese.
Siria. Innegabile che sul piano dell’apparente buon senso la partita l’abbia vinta Vladimir Putin. Il presidente russo ora, a ragione, spinge sul pedale: il gas nervino in Siria è stato usato, è poco ma sicuro, e Putin mette il dito sulla piaga dichiarando al “New York Times” che “ci sono ragioni per ritenere che non sia stato l’esercito ma le forze di opposizione al regime, i ribelli, per provocare un intervento di forze straniere“. Obama non può sentirsi tranquillo, dal momento che sono gli USA a finanziare i “ribelli”, quei ribelli che si sono mossi contro Assad in nome di una “rivoluzione” voluta dal popolo stanco dalle soverchierie perpetrate dal regime di Damasco. Ma – come un testimone imparziale, quale è l’inviato del quotidiano “La Stampa” Domenico Quirico, prigioniero degli oppositori di Assad ha affermato – “La rivoluzione ha perduto il suo onore…I ribelli sono banditi i cui leader se ne stanno in hotel di lusso in Europa”.
Miopia di Obama, o semplicemente azione per tutelare gli “interessi” degli Stati Uniti d’America, quali che siano.
Il problema “gas nervino” sarebbe facile da sciogliere se si volesse dire, senza mistificazioni di sorta, chi lo ha prodotto e quale Paese l’abbia ceduto ad Assad. Purtroppo, spesso e volentieri, ci sono verità inconfessabili. Del coinvolgimento USA nella guerra civile siriana ancor prima del preannunciato e dilazionato “Attacco”, ormai ne sono convinti tutti, tanto che secondo alcune fonti americane e siriane, citate dai media statunitensi, si dice apertamente che la Cia avrebbe cominciato a consegnare armi ai ribelli siriani. Le spedizioni – si legge sul “Washington Post” – sono cominciate nel corso delle ultime due settimane, insieme a quelle effettuate dal Dipartimento di Stato di veicoli e altre attrezzature. Le spedizioni organizzate dalla CIA al momento riguarderebbero solo armi leggere e munizioni. Mentre quelle che fanno capo al Dipartimento di Stato riguardano materiale “non letale”, come veicoli, sofisticate attrezzature per le comunicazioni e modernissimi kit sanitari da combattimento. Altre fonti, in precedenza, hanno affermato che gruppi di ribelli venivano addestrati dalla CIA in località della Turchia. Forse è per questa serie di circostanze che l’ONU procede con molta cautela nell’accordare un eventuale “placet” all’intervento militare contro la Siria. Non tutti, comunque, sono per una soluzione diplomatica: sui “falchi” ci sono le pressioni delle grandi industrie belliche. E’ noto: “Fin che c’è guerra, c’è speranza…”.
Italia. Mentre Renzi la fa da padrone e si allinea sulle posizione di Grillo affermando “In un qualsiasi Paese dove un leader politico viene condannato con sentenza definitiva, la partita è finita: game over” e contemporaneamente litiga con Letta sul chi sia stato più democristiano dell’altro, in sede di Giunta del Senato si è ai ferri corti sul calendario dei lavori alla conclusione dei quali si dovrà votare sulla “decadenza” di Berlusconi. Una controversia da giudicare soltanto ridicola se non ci fossero in ballo “decadenza” del Governo e salute del Paese. In merito non c’è da spendere altre parole.