Bashar al-Assad ha ammesso, e non poteva fare diversamente, che la Siria è in possesso do armi chimiche: lo ha dichiarato nel corso di una intervista alla tv americana “Fox News”, registrata a Damasco nei giorni scorsi. Assad ha affermato che “avendo aderito al trattato internazionale sulle armi chimiche” farà in modo di eliminare l’arsenale in possesso della Siria, anche se la distruzione di tale arsenale avrà un costo di un miliardo di dollari, ed anche se per lo smantellamento delle armi di distruzione di massa occorrerà non meno di un anno. La Russia, così come si è impegnato il vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov, contribuirà “materialmente” alla distruzione dell’arsenale fornendo tecnologie ed esperti e, ove necessario, contingenti militari unitamente a quelli di altri Paesi.
E gli accordi verranno rispettati dalle parti, l’intervento militare programmato contro la Siria da parte degli Stati Uniti dovrebbe essere eluso e non dovrebbe costituire un’opzione in caso di una risoluzione dell’ONU.
Che la Siria possedesse il terribile gas nervino Sarin non c’erano dubbi; dubbi sussistono ancora se il gas lo possiedono anche i ribelli ai quali, di certo, non piace la prospettiva di una soluzione “diplomatica” nei confronti di Assad.
Come abbiamo rilevato in precedenti articoli, poteva essere più semplice quantificare l’arsenale di gas nelle mani di Damasco, risalendo ai fornitori di Assad, cioè ai “produttori” e a quale Paese appartenessero. Qualcosa incomincia ad emergere, qualche verità sicuramente “imbarazzante” incomincia ad affiorare. Uno dei Paesi fornitori di gas sarebbe la Germania. Tra il 2002 e il 2006 la Germania ha fornito 137 tonnellate di prodotti chimici alla Siria: è quanto è venuto a galla da un’interrogazione al governo del gruppo parlamentare della Linke. La cancelliera Angela Merkel non ha potuto negare, ma ha sostenuto che le micidiali sostanze chimiche sarebbero state usate “per scopi civili”. Dichiarazione contraddetta dall’organizzazione per il divieto delle armi chimiche “Opcv” che afferma che le sostanze vendute dalla Germania alla Siria possano essere utilizzate anche per costruire armi letali come il Sarin.
Quanti altri Paesi produttori di sostanze chimiche trasformabili in gas nervini hanno contribuito alla formazione dell’arsenale di Assad? Questo è un aspetto che sembra passare inosservato: né l’ONU, né altre organizzazioni di controllo sugli armamenti, a quanto risulta, si sono posti l’inquietante interrogativo. Per i produttori di armi, per i “signori della guerra” non si pone il problema “morale”, né quello “esistenziale”: non importa loro quanti innocenti restano vittime dei bombardamenti o muoiono sotto i colpi di una mitraglia. L’importante è vendere la loro produzione mortale.