A distanza di 4 mesi (fine maggio scorso) quando vennero catapultati a Sigonella 600 marines, sono appena arrivati nella base USA altri 200 militari delle forze speciali. Quattro mesi addietro gli Stati Uniti avevano spostato i Marines con lo scopo di intervenire rapidamente a supporto delle forze di sicurezza che proteggono le ambasciate USA ubicate in Nord Africa e in Africa Occidentale. Quella forza di pronto intervento proveniva dall’unità operativa “Special-Purpose MAGTF CR” schierata a Moròn in Spagna. Della loro partenza o permanenza non si è saputo nulla. Ora la ragione dell’invio di questo nuovo contingente appena arrivato in territorio siciliano viene “giustificata” con le tensioni tra Washington e Libia per il blitz che ha portato alla cattura di uno dei leader di al Qaida, Abu Anas al Libi. Questo è quanto viene riferito dalla riferisce Cnn che cita fonti militari americane. Quest’ultima “missione”, spiega sempre la Cnn, è collegata a “potenziali minacce” alla sicurezza dei diplomatici che si trovano in Libia, la cui sede di Bengasi venne attaccata nel 2012 dalle milizie integraliste. Quell’assalto costò la vita all’ambasciatore Chris Stevens. La presenza dei Marines a Sigonella sarebbe una “misura cautelativa” dopo il blitz che ha portato alla cattura di al Libi.
Ovviamente questo nuovo “rischiaramento” delle forze speciali è stato approvato dal ministero della Difesa. Questi 200 marine, oltre a mezzi di pronto impiego, resteranno a Sigonella fino al 6 dicembre. Con i Marines sono stati rischierati 4 velivoli MV 22 “Osprey” e 2 KC-130 in versione Air Refueller, per supportare eventuali esigenze di personale ed assetti Usa/Africom.
La presenza militare statunitense, sostengono gli studiosi, non è in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione Italiana (che sostiene che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizione di parità con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”) in quanto le basi americane non devono essere considerate isolatamente, ma nel quadro dell’art. 3 del Trattato, con la conseguenza che non ne può essere fatto un uso diverso e indipendente dalla Nato. La compatibilità tra Nato e art. 11 deve essere valutata non solo in relazione al trattato Nato, ma anche agli sviluppi posteriori, in particolare tenendo conto del Documento di Washington del 1999 e della nuova dottrina strategica.
Tutto ciò resta in contrasto con il Trattato di Pace internazionale del 10 febbraio del 1947, ratificato nel 1952, che all’art 50, comma 2, sostiene che in Sicilia non devono esistere installazioni militari.
Ovviamente, fatto un Trattato, si sostituisce con altro Trattato…