Le cronache quotidiane sono ricche di eventi negativi, dalle tragedie dei migranti che muoiono a centinaia nelle acque della Sicilia, a quanti vengono stroncati sulle strade, vittime di automobilisti in stato di ubriachezza, alle famiglie distrutte per i raptus di questo o quell’altro coniuge. È come se un’ombra cupa sia scesa su una umanità che non riesce a trovare un percorso “umano”, è come se l’esistenza concessa ad ogni essere avesse perduto i suoi significati fondamentali. Ma oggi una “vita” non vale proprio niente?
Nel fragore delle continue tragedie di molti, si finisce con il perdere anche il concetto del “singolo”, dei drammi di “un” individuo, là dove si è costretti ad assistere ed a “conoscere” avvenimenti che travolgono moltitudini. E non parliamo delle guerre alle quali nessuno pone un “Alt!”; non parliamo della “fame” che miete gli innocenti; non parliamo degli sprechi, dei facili arricchimenti, non parliamo di tante e tante altre cose che non vengono alla luce.
In questo quadro disarmante e disumano la morte per crepacuore di una persona che ha perduto il lavoro non fa notizia, passa sotto silenzio, un “silenzio tombale” che neppure l’udito più sensibile può raccogliere.
Anche a noi viene difficile raccontare della tragedia di “una” sola persona, quando siamo costretti dalla nostra coscienza ad ascoltare il silenzio assordante di chi ha lasciato la propria vita nel tentativo di realizzare una speranza. Eppure è “dovere” parlare, quando è possibile, anche delle tragedie che può vivere un singolo disperato.
E noi facciamo nome e cognome e raccontiamo la storia di un “uno” che, volente o nolente, faceva parte di questa Umanità alla quale tutti apparteniamo.
Si chiamava Nunzio Zinna e aveva compiuto da poco i 50 anni allorché, pochi giorni addietro, è stato colpito da un infarto ed è deceduto.
Nunzio Zinna fino agli inizi del 2009 era un dipendente della Sac Service con mansioni di cassiere presso i parcheggi di quella società aeroportuale: venne licenziato il 4 maggio di quell’anno con l’accusa d’essersi appropriato degli incassi dei clienti. Insieme a lui, con eguale accusa e denuncia penale, vennero licenziati una decina di dipendenti della stessa società. L’episodio ebbe risonanza in quanto il giornale locale lo mise ben in evidenza in prima pagina.
Immaginate la condizione in cui si trova una persona accusata ingiustamente fino a quando l’Autorità giudiziaria chiudeva le indagini e predisponeva l’archiviazione del procedimento in quanto “dall’attività investigativa svolta non sono emersi elementi di penale responsabilità”. Ovviamente, la conclusione di quella vicenda non finì nelle prime pagine (né in altre) dei quotidiani o delle agenzie stampa: il “fatto” non faceva notizia.
Nunzio Zinna rientrava (per legge) in servizio, per poi essere ri-licenziato nel più ampio quadro di una “riorganizzazione aziendale”. Le conseguenze psicologiche? Il sopravvenuto infarto.
La vicenda potrebbe essere definita pirandelliana o kafkiana.
In sede di procedimento giudiziario, Nunzia Zinna ha potuto dimostrare l’infondatezza delle accuse: nel tempo in cui gli si addebitava l’accusa era in ferie! L’azienda – la Sac Service – aveva dato mandato ad una società, la “Lodge Service”, di indagare su presunti ammanchi di cassa dei parcheggi, che consegnava un rapporto dove venivano riconosciuti presunti responsabili. Gli “ammanchi” di contabilità venivano “constatati” dalla “Sac Service”, che li contestava ai presunti responsabili con il licenziamento e la denuncia in sede penale. Emergerà, dopo, che la “Lodge Service” non aveva come oggetto sociale lo svolgimento di quel tipo di indagine, né possedeva autorizzazioni per farlo, essendo solo una società che si occupava di “consulenza di direzione e organizzazione aziendale”. Veniva alla luce anche che gli “informatori” che avevano “indagato” non erano neanche collaboratori della “Lodge Service”, risultando pure che uno di essi era detenuto nel carcere circondariale di Catania.
Una vicenda, insomma, che meriterebbe essere trattata dai giornali, ma tutto è passato sotto silenzio: evidentemente gli “intoccabili” esistono veramente, e non sono una invenzione della stampa scandalistica…
E sotto silenzio è passata anche la stessa fine di Nunzio Zinna: si vocifera, ma non è accertato (e quindi lo diciamo con estremo dubbio) che la società aeroportuale non abbia ritenuto opportuno fare una necrologia per la morte del suo ex dipendente, e che sia stato consigliato altrettanto ai dipendenti.
Una storia come tante altre che rimangono ignorate. Una storia che è meglio dimenticare. Oppure no?