Lampedusa Zona Franca. Lettera aperta al Governo Letta

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Il fenomeno dell’immigrazione, oltre ad essere un problema umanitario, verso il quale gli interventi dovranno sicuramente coinvolgere sia l’Italia che l’Europa, rappresenta anche una problematica particolarmente coinvolgente per gli stessi lampedusani.

Lampedusa_islandMolto si parla, correttamente, degli immigrati e del controllo dei flussi oltre che delle emergenze che ne conseguono, ma non abbastanza di quanto gli stessi lampedusani sono indotti a fare in favore di tale emergenza umanitaria. Interventi di salvataggio, affiancamento nell’assistenza alimentare, nell’assistenza all’ospitalità, l’accettazione “dell’occupazione dell’isola” e quindi del proprio territorio da parte delle strutture ed infrastrutture legate al fenomeno immigrazione e tanto altro. Una ribalta scenica che aggrava un’economia già in difficoltà, ma che nonostante tutto vede la presenza attiva dei lampedusani in prima fila nell’aiuto e nell’assistenza ai più bisognosi.

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Ma se giustamente si parla della necessità di condividere il fenomeno immigrazione in un ambito europeo, il problema che i lampedusani vivono deve necessariamente essere affrontato in ambito nazionale.

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Con queste premesse scriviamo al Governo Letta-Alfano, da questo giornale, perché intervenga in maniera semplice ma efficace, attraverso una operazione che potrebbe dare un forte impatto d’immagine con il minimo sforzo economico, trovando la capacità di gratificare una popolazione fortemente provata.

L’istituzione della Zona Franca di Lampedusa.

Attraverso la leva fiscale, infatti, si potrebbe dare ristoro alla popolazione e nel contempo attirare capitali verso una ripresa economica del territorio.

Zona Franca però al 100%, senza limiti e cavilli odiosi, come spesso è successo in giro per l’Europa. Abbiamo esempi in Irlanda, nelle Canarie, territori questi ultimi considerati agevolabili dalla comunità europea, (anche perché la ZF è un  intervento che dovrà essere approvato dalla Comunità Europea) poiché definite “zone ultraperiferiche” e quindi inserite in programmi dove sono possibili determinati interventi per ristabilire un equilibrio negli indici economici (% occupati, % reddito procapite ecc.).   E cosa c’è di più ultraperiferico dell’isola di Lampedusa, che dista 203 km dalla Sicilia e solo 113 km dall’Africa?

Lampedusa Zona Franca per tasse e contributi che cosa significa in termini economici? Significa: che il dipendente si vedrà un incremento nella busta paga per le tasse ed i contributi non più trattenuti; che i datori di lavoro non verranno tassati sui redditi prodotti nel territorio e non sosterranno contributi per i propri dipendenti; che l’investitore che intende avviare un’attività turistica nell’isola potrà operare in esenzione di tasse e contributi, ripianando il gap esistente nel territorio da un punto di vista economico e di servizi. Insomma significa che sicuramente il territorio riprenderà uno sviluppo economico capace produrre benefici per le proprie popolazioni.

Il costo di tale intervento sarebbe irrisorio rispetto ai risultati che potrebbe produrre. D’altra parte stiamo parlando di un territorio che vede circa 6200 abitanti per poco più di 2500 nuclei familiari.

Ora più che mai, stimatissimo Governo, se vuoi dimostrare ciò che professi nei programmi politici, hai il dovere di dare segnali comprensibili alla popolazione, segnali concreti, tangibili veri ed efficaci. Istituire subito la Zona Franca per Lampedusa rappresenterebbe finalmente un intervento che la popolazione recepirebbe come vera presenza dello Stato.

Vanno bene le visite, va bene la presenza, va bene la battaglia perché il fenomeno sia affrontato in ambito europeo, va bene l’intervento dello Stato per salvare le vite, va bene l’adeguamento delle leggi, va bene la casualità che Lampedusa sia il porto di arrivo dei flussi migratori, e andrebbe bene che i lampedusani fossero gratificati dei loro sacrifici, attraverso l’istituzione della Zona Franca.

Nella speranza che questa lettera non voglia essere mal compresa, si invita il Governo a dare comunque una  risposta.

La Voce dell’Isola.

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