Sicilia “cuore” dello spionaggio?

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telecom-Di Salvo Barbagallo

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Da giorni il quotidiano online “Sicilia Informazioni” pubblica interessanti e inquietanti articoli che documentano il ruolo che la Sicilia ha assunto da tempo nello spionaggio elettronico. Sono articoli che evidenziano, in maniera dettagliata, come l’Isola sia il fulcro centrale di una sofisticata rete di intercettazioni attraverso cavi sottomarini a fibre ottiche che capta e seleziona dati web e conversazioni telefoniche non solo in Italia ma anche in Europa, Africa, Medio Oriente e Oltreoceano. Secondo le notizie divulgate dal quotidiano online – notizie che non hanno avuto alcuna smentita – Palermo ospita la stazione di approdo della dorsale sottomarina SMw4 Gatway, e a Mazara del Vallo la dorsale SMw3 che a Mazara approda. Non sono soltanto queste reti a transitare per la Sicilia e nelle sue acque: ci sono il Sea Me 3 e 4, il Go 1 e il Flag Fea. La Sicilia, insomma, è il crocevia delle telecomunicazioni da e per l’Africa, il Medio Oriente, l’Europa e le Americhe.

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Nel momento in cui è venuto a galla il sistema delle intercettazioni gestito dagli Stati Uniti, e i rappresentanti di numerosi Paesi, fra i quali pure l’Italia, hanno chiesto conto e ragione al presidente degli USA, Obama, e mentre continuano a creare scalpore le rivelazioni di Edward Snowden, costretto a rifugiarsi in Russia per non mettere in pericolo la sua vita, non suscitano alcuno scandalo le notizie che provengono dalla Sicilia e che la Sicilia riguardano. Sono notizie che né i grandi, né i piccoli quotidiani nazionali riportano, sono notizie che lasciano nell’assoluta indifferenza governanti e politici siciliani. Quella stessa indifferenza (dopo le “temporanee” e strumentali proteste) che sta coprendo la vicenda degli impianti MUOS di Niscemi, quella stessa indifferenza che da oltre mezzo secolo copre le attività militari statunitensi che occupano Sigonella.

Che l’Italia possa essere considerato un Paese “inaffidabile” non costituisce una giustificazione per i Governi che si sono succeduti nei decenni, quelli che hanno permesso di trasformare l’intero territorio in una succursale delle forze USA, per i Governi che affermano che tutto è stato fatto per la sicurezza nazionale e perché l’Italia è un Paese aderente alla NATO. La presenza militare straniera è tutt’altra questione e la collettività non conosce (e forse non conoscerà mai) le ragioni di una “dipendenza” così pesante.

Così come tutt’altra cosa è l’affare-Sicilia: e diciamo “affare” perché da tutto ciò qualcuno deve pur guadagnarci, di certo non la popolazione della Sicilia, tenuta accuratamente all’oscuro.

Che qualcuno ci guadagni lo indica “Sicilia Informazioni”, con tanto di nome e cognome, a proposito delle reti di telecomunicazioni che transitano dalla Sicilia. Nel numero odierno (venerdì 8 novembre) il quotidiano riporta: Sonde molto sofisticate sono state direttamente collegate al backbone in fibra ottica gestito dalla Telecom Italia Sparkle di Palermo: sarebbero in grado di intercettare e selezionare dati web e conversazioni telefoniche in Italia, Europa, Africa, Medio Oriente e Oltreoceano. L’hub siciliano, nel quale transitano i cavi sottomarini in fibra ottica provenienti da più continenti, ha aumentato in modo significativo le sue capacità. Gli apparati realizzati, infatti, incrementano in modo esponenziale le loro potenzialità (…) La commessa è stata affidata da una grande società americana ad una azienda siciliana che opera nel settore della sicurezza, ed è stata eseguita e condotta a termine (appena dieci giorni or sono) in via La Malfa, dove hanno sede uffici e impianti di aziende del gruppo Telecom. L’intero investimento per la realizzazione degli apparati ad alta tecnologia realizzati a Palermo ammonta a circa tre milioni di dollari (gli americani finora si erano rivolti ad un’azienda londinese).

Bisogna essere grati a “Sicilia Informazioni” d’aver fornito questi dettagli, ma rimaniamo nella convinzione che l’indifferenza dei nostri governanti verso queste tematiche non sarà spostata di un solo millimetro. Tranne che d’indifferenza non si tratti, ma più semplicemente di interesse affinché tutto rimanga sotto silenzio, sotto traccia

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