Era un agente di commercio da circa un mese rimasto senza lavoro, l’autore dell’ennesima strage familiare, avvenuta poche ore fa a Collegno, vicino Torino.
Una lite nata per motivi ancora da definire e degenerata in una vera carneficina. L’uomo di 56 anni, Daniele Garattini, poco dopo le 12.30 impugna la sua pistola calibro 7.65 e spara in sequenza alla suocera Daria Maccari di 84 anni che muore sul colpo in soggiorno, poi si reca in cucina e accecato uccide la moglie, Letizia Maggio di 54 anni, non risparmia nemmeno la figlia 21 enne, Giulia Garattini.
A questo punto avvisa i Carabinieri, compone il 112 e si limita a dire “Venite, ho ammazzato tutti”. Chiude il telefono e spara contro sé stesso. I colpi finiscono (sei) e con un coltello si pugnala al petto. Deciso a finire per sempre, oggi, ultimo giorno del 2013 la prosecuzione della famiglia creata.
I Carabinieri trovano pochi istanti dopo lui e la figlia morenti, entrambi sono subito trasportati in ospedale: lui a “Le Molinette” di Torino e la figlia al “Martini” sempre di Torino, ma per entrambi poco dopo il ricovero giunge il decesso.
La descrizione, le prime impressioni raccolte a caldo, parlano di famiglia modello, di lui un vicino parla come di un uomo mite, preoccupato dopo la recente perdita del lavoro, preoccupato della sua ricollocazione in un mercato del lavoro che a 56 anni non offre certo grandi opportunità.
Era rappresentante per la Benetton, la moglie invece era impiegata alla Lavazza. Le indagini affidate al sostituto procuratore Antonio Rinaudo cercheranno forse di stabilire il quadro della strage. Non potranno certo ristabilire il quadro di una persona che improvvisamente è fuori da ciò che ha creato. Per “ristrutturazione aziendale”, termini del marketing ma forse poco umani e poco comprensibili a un certo punto della vita.
Luigi Asero