Cose di Casa nostra: un “J’accuse” ci vuole

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Aronica-CrocettaDi Guido Di Stefano

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   Con Emile Zola ripetiamo “j’accuse”, perché questo ci suggeriscono i contenuti del puntuale, preciso, elegante, garbato “Ricorso del Commissario dello Stato per la Regione siciliana avverso la delibera legislativa approvata dall’Assemblea regionale siciliana il 15 gennaio 2014, recante: “Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2014. Legge di stabilità regionale””, datato 23 gennaio 2014.

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   Il ricorso, giusta pubblicazione disposta dal presidente della Corte costituzionale a norma dell’art. 20 delle norme integrative per i giudizi davanti la Corte costituzionale, ha visto la luce sulla G.U.R.S. del 07.03.2014, parte I n. 10.

   Altrimenti chissà! Noi raccomandiamo a tutti di leggere il testo integrale così come pubblicato.

   Esordisce il Commissario Aronica : “…si ritiene necessario, per delineare il contesto economico  finanziario in cui gli stessi incideranno, esporre quanto rilevato dalla Corte dei conti – sezioni riunite – in sede di controllo per la Regione siciliana in occasione di parifica del rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2012, tenutosi nell’udienza pubblica  del 28 giugno 2013, nella precipua considerazione che le criticità dalla stessa segnalate non hanno trovato soluzioni nei documenti finanziari ora approvati dall’Assemblea regionale”.

   I fatti sembrano indicare che il “legislatore” non abbia recepito i contenuti dell’udienza pubblica del 28 giugno 2013: magari per tutti c’erano troppi impegni televisivi, giornalistici, relazionali e/o la preparazione delle vacanze.

   Sommariamente accenniamo alla relazione-ricorso.

   Si evince da essa che il “legislatore” (da intendersi in senso lato), con spregiudicatezza certamente non raffinata, ha navigato nell’indeterminato mare onnicomprensivo del tutto e del niente.

   Supportati (sarebbe esatto dire non supportati) da una relazione tecnica “classicamente” inadeguata i libri contabili passano dal tutto al niente e dal niente al tutto, offrendo alla lettura anche cifre divergenti ed opponentisi, tanto per fare “pattare” i numeri, come si dice in gergo.

   Spese obbligatorie ed inderogabili sottostimate, sotto finanziate; capitoli di spesa prima “smagriti” e poi fatti “esplodere”; capitoli inseriti “per memoria”; inserimenti arbitrari di maggiori oneri; riduzioni altrettanto arbitrarie (nota: per la cronaca uno riguarda il trattamento di fine rapporto, cui hanno fatto seguito le precipitose richieste “in avere” di buona componente del “legislatore”); maldestri tentativi di stravolgere lo spirito di leggi precedenti; l’arroganza di pretendere di poter raggirare il commissario convincendolo che ad una minore aliquota (dal 20% al 13%) di prodotto dovuta per le concessioni “di coltivazione di giacimenti di idrocarburi liquidi e gassosi e di gas diversi dagli idrocarburi (nota: leggasi CO2)” corrisponde una maggiore entrata; tante altre “amenità” animate dallo stesso spirito,manifestazione di povertà e protervia.

   Nessuno si è preoccupato di portare alle orecchie dei cittadini il suono integrale della “campana” del Commissario, contenuto nel testo integrale del discorso; tutti hanno amplificato il tintinnio dei campanellini del “legislatore” (inteso come termine giuridico-costituzionale) siciliano.

   “Cui prodest?”

   Anche a noi, a volte, piace un garbato pettegolezzo; quindi vi elenchiamo gli articoli della Costituzione e del nostro Statuto speciale più le leggi palesemente violati nella “legge finanziaria”:

1)      Costituzione: a)  articolo     3 (  6 volte),

b)     articolo   81 (19 volte),

c)      articolo   97 (15 volte),

d)     articolo 117 ( 6 volte),

e)     articolo 120 (  1 volta);

2)    Statuto speciale: articoli 17 (2 volte);

3)    legge regionale n. 9/2013 allegato 1 (1 volta);

4)    D.L. 158/2012 convertito in legge 189/2012 (1 volta).

  E gira anche voce che un qualche parere dell’Ufficio legislativo e legale sia rimasto inascoltato. Forse è mancato il tempo per leggere e meditare; non vogliamo pensare e scrivere il peggio.

  Leggende? Chissà! Certo è che qualche “fedelissimo” ha ritenuto doveroso ed urgente emanare una direttiva “bavaglio”

 Fosse stato un piccolo cittadino qualsiasi a pasticciare in questi termini sarebbe stato prima additato al pubblico ludibrio, poi interdetto ed infine costretto alla fuga e (se proprio sfortunato) alla prigione.

   Ma il “legislatore” no: è coperto da “impunità”, giusta e sacrosanta prerogativa nella concezione etica iniziale che si fondava su onestà mentale ed umana, su buona volontà e purezza di intenti, su corretto senso del dovere e dello stato, sul rispetto per i cittadini e per la “res publica” (amata, rispettata, difesa e per tutti).

   Ora sembra invece che viviamo nella “res nullius”. Essendo di nessuno diventa “ipso facto” proprietà esclusiva del primo o dei primi che a qualsiasi titolo la agguantano. Per pochi privilegiati e mai per tutti.

     I migliori? Consideriamo i risultati: i fatti contano, raccontano, chiedono giustizia, gridano vendetta.

    Dovevano guidarci, dovevano elevarci, dovevano spendere la vita per la nostra terra.

   Probabilmente il loro linguaggio è opposto al nostro.

   I più passando per il potere spendono la nostra terra per la loro vita

   Ci hanno ridotto in povertà ed a malincuore con tanto risentimento contro chi doveva vigilare e punire diciamo “transeat”; ma non tolleriamo che la nostra dignità i nostri esseri vengano così sfacciatamente e grossolanamente calpestati.

   Noi cittadini siamo quelli che li stipendiamo, paghiamo i loro lauti compensi: non siamo solo i loro “datori di lavoro” ma molto di più: siamo e saremo sempre i loro padroni e non i loro servi.

   E ricordiamoci che molto spesso il “lupo” non è quello che ci indica il potente o il servo di turno.

   In questa prospettiva riproponiamo la lettura della Gazzetta Ufficiale Regione Siciliana  del 7.3.2014 – Parte I da pagina 45 a pagina 56.

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