Ben Stiller, si liberino le prime file

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ben8Di Elena Atalmi

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19 giugno, tutti pronti al Tao Class, arriva Ben Stiller. I fans s’accalcano e spingono per avere un posto il più vicino possibile al profilo greco e scanzonato di Ben. Le giornaliste si guardano in faccia allibite. L’area stampa è stata usurpata e persino i cameraman detronizzati da ragazzini con in mano una reflex che adoperano come Zeus i fulmini e le saette. Volano scatti e flash a tradimento. Atmosfera frenetica come un esercito che smonti il campo in vista della battaglia. Sorge un piccolo, grande problema. Le prime file sono occupate, viene chiesto di liberarle per lo staff di Stiller altrimenti “dall’America non ci mandano più nessuno”, quindi non facciamoci riconoscere. Nessuno si alza. Gli organizzatori panicano. “Ci costringete a mandare tutti fuori!”. Ritorno alle elementari… Si subodorano problemi d’ordine pubblico. Quando alla fine si stringe i denti e in un incredibile gesto di solidarietà che neanche i francesi durante la Rivoluzione ci si alza tutti e si scala di fila. Gli applausi partono spontanei.

Non ha voluto rilasciare interviste o partecipare alle conferenze. Viene solo per una capatina al Palacongressi, per regalare un sorriso ai fans che senza di quello si sentono male. Poi scappa, non ha ancora fatto il bagno e in Sicilia andare via senza è peccato.

Ben Stiller, camaleontico uomo di spettacolo, si presenta con una certa disinvoltura da divo capriccioso e il tipico humor delirante e coinvolgente che lo caratterizza. Il viso espressivo, se vuole, riesce a renderlo una tavola: oggi non è particolarmente frizzante. Capelli grigi, lineamenti marcati, due occhi languidi e ruffiani da eterno adolescente.

Stiller il mestiere dell’attore lo conosce bene, con papà e mamma impegnati nello showbiz e lui fin da bambino a gironzolare sul set. La parabola ascendente è stata naturale: appassionato di fotografia, sceglie poi di diventare attore, e di recente arriva il passaggio alla regia, un po’ un ritorno alle origini.

Gli si chiede della cerchia di amici e collaboratori, che spesso ingaggia per lavorare con lui.

“I progetti capitano, in questo mondo le relazioni sono importantissime. Conosco attori eccezionali di cui sono amico. Questo però non significa che non sia severo con loro, quando lavoriamo. L’audizione di Jim (Carrey, per il film Il rompiscatole) non era andata molto bene, ad esempio.. “Non lo prendo” dicevo io, e tutta la troupe: “Come non lo prendi?!””.

Ridacchia: “Alla fine è andata, l’abbiamo preso”.

Seconda domanda: “Sa di essere un cult in Italia?”.

“No..!” fa lui, la mascella gli casca a terra “Davvero?”. Poco spirito Ben!

“Scherzo” aggiunge con un sorrisetto ironico traditore.

Il giornalista Mario Sesti s’interessa ai personaggi sopra le righe che ha interpretato, e chiede un commento su “Zoolander”: “L’importante è raccontare di persone reali e fare in modo che la gente empatizzi” spiega Ben “Anche in “Zoolander”, dove tutto appare esagerato, c’è tanto di vero, di ridicolo, ma vero. A me ha sempre fatto ridere la storia dell’attore figo pieno di paranoie, ma in effetti il rapporto col pubblico per noi è complesso: da un lato vorresti fare come vuoi, dall’altro desideri piacere agli altri. E’ nella ricerca di un compromesso che si crea quel po’ di follia su cui mi piace giocare quando recito”.

“Quando ha sentito scrosciare i primi applausi?”.

“Al cinema non li senti” sorride “Invece a teatro è così, ed è bellissimo. Io a vent’anni portavo in scena il personaggio di un folle che voleva attentare alla vita del Papa. E’ stata quella la prima volta”. Lo sguardo da ex teenager imbranato e l’umorismo a volte scomodo sono le sue caratteristiche più evidenti, che segnano il confine tra chi lo ama e lo odia. “C’è chi è in e chi è out, ma chi è che decide?” se ne esce a un certo punto. Pure anticonformista quindi!

Sul suo lavoro di regista Ben ci svela che è un po’ come sognare ad occhi aperti: “Il processo creativo prevede una previsualizzazione di quello che andrai a realizzare, e questo ha molto a che vedere col sognare ad occhi aperti”. Tra i personaggi preferiti, sicuramente quello sul quale si scatenano le domande del pubblico, Walter Mitty, protagonista del suo ultimo film, che interpreta e di cui è regista: “A volte è difficile anche per me dire in cosa mi riconosco…” commenta ad occhi bassi, concentrato “ma c’è qualcosa nel suo viaggio…” E non aggiunge altro.

Prima dell’assalto dei fans un bambino viene fatto salire sul palco, fa la sua domandina a Ben che lo abbraccia e saluta con una stretta di mano, da uomo a uomo. Il bambino è soddisfatto, sentendosi già qualche anno in più. L’ultima domanda: “Il segreto per diventare Ben Stiller?”. Ben alza gli occhi al cielo, meditabondo. L’aria da saggio non gli dona e la lascia in posa solo quanto basta. Poi ridacchia: “Non penso che nessuno voglia davvero saperlo”.

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