La diffusione del caos

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caosDi Guido Di Stefano

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Salva l’ordine e l’ordine ti salverà”: il più grande insegnamento dei  Romani che furono capaci di costruire l’impero più grande e duraturo che la storia ricordi; di quei Romani primo e unico popolo che ha avuto l’ardire ed il potere di chiamare “Mare nostrum” tutto il Mediterraneo; di quei Romani che poterono vantarsi di avere “pacificato” tutto il mondo (allora conosciuto) sicché si scrisse a tal proposito “toto orbe in pace composito”.

Chissà perché molti pseudo-emuli applicano solamente e acriticamente  il loro “Divide et impera”: forse non hanno studiato bene la storia, poiché la divisione premia con l’impero (stabile) solo se si riesce a “salvare” sempre e comunque l’ordine, ad ogni livello.

Molti si definiscono statisti illuminati, leaders carismatici, registi insuperabili, “grandi” insomma e come dimostrano il loro valore? Appannati dal delirio di “ossequiata” onnipotenza e nell’illusione dell’eternità delle loro stirpi (per lo più effimere) si prodigano per la diffusione del caos, la distruzione di ogni ordine, la cancellazione del diritto e dello stato di diritto, l’annichilimento dell’uomo, da loro relegato al rango di macchina-strumento del loro potere e della loro ricchezza.

Tanto se molte cose sfuggono al loro controllo sono altri che pagano, sono altri popoli che per primi vanno incontro ai disastri.

Guerre e disordini nel Mediterraneo? Pazienza, se è necessario daremo una mano ai Siciliani!

Effetti economici di sanzioni e contro sanzioni? Nessun problema per Roma e Bruxelles: ultimamente Palermo ha restituito e regalato miliardi di euro alle due capitali. E nessun problema per Washington: Palermo non bussa alla cassa.

I Siciliani viaggiano verso il disastro e la fame? Ma che dite: hanno il sole, il mare ed i “puri”!

E se non bastasse su loro vigilano gli occidentali amorevoli occhi.  Questo almeno ci viene inculcato. Sarà vero? Non sappiamo proprio, anzi a volte temiamo che sia forzatamente relegata nei ruoli di covo coloniale, di reprobi e di cassa “continua” (nel solo senso della spoliazione)  questa nostra bellissima terra che fu provincia (tale era uno Stato “sovrano”) e granaio di Roma.

Non la Roma di ora ma quella di allora, popolata da fieri “cives” (cittadini) che tennero sempre segrete le loro origini ed il primitivo nome.

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