La “guerra fredda” non serve. Forse è meglio quella “calda”

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Di Salvo Barbagallo

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 Putin-Obama

Qualcuno oggi sarebbe legittimato a pensare quanto erano belli i tanto deprecati tempi della “guerra fredda” che vedeva contrapposti i due colossi del mondo Stati Uniti d’America e Unione Sovietica.  Allora ne accadevano di tutti i colori ma ogni cosa veniva coperta dai segreti che si trasformavano facilmente in misteri. Un lavoro di spie e contro spie, colpi bassi che nessuno accusava mai apertamente, tante nefandezze, ma la “pace” in un certo qual modo veniva assicurata. Quei tempi sono trascorsi, il famigerato “muro” di Berlino è crollato e dimenticato, la minaccia dell’olocausto nucleare globale scongiurata, almeno in apparenza. L’Unione Sovietica non esiste più, gli Stati Uniti d’America hanno commesso errori “no stop”, le “Primavere arabe” si sono rivelate per quel che erano, ma gli USA ancora oggi pretendono una leadership mondiale che non possono più mantenere perché altre grandi potenze nel contempo affermano, non solo sul piano militare, il loro primato. Gli Stati Uniti d’America necessitano di un “nemico” per cancellare i recenti ricordi dei loro fallimenti in Medio Oriente, Putin può essere effigiato come il nuovo Stalin e la Russia come la nuova Unione Sovietica, ecco il “Nemico” bello e confezionato. Un gioco estremamente pericoloso che gli USA non possono giocare da soli, ed hanno bisogno di alleati, ovviamente in Europa, e la NATO, “nata” per fronteggiare il pericolo “rosso” serve allo scopo.

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Ed ecco che nell’ultimo vertice della Nato viene approvato il nuovo piano di risposta dell’Alleanza (Rap) che include le spearhead, una forza di intervento immediato che avrà cinque basi-deposito nei paesi baltici, Polonia e Romania e che sarà “molto reattiva” e “avrà una presenza continua” nell’est europeo. Lo ha annunciato il segretario Anders Fogh Rasmussen. A questa forza d’intervento rapido, ovviamente, partecipa anche l’Italia. Ma perché? Il “perché” lo ha specificato il presidente USA Barack Obama: “Difenderemo ogni alleato in Europa. Questo e’ un obbligo vincolante, non negoziabile. Un attacco a un Paese Nato e un attacco a tutti i Paesi Nato“.

Ma ci vogliamo pensare e riflettere? La Russia, con tutti gli investimenti economici che ha fatto, la vedete che attacca militarmente l’Italia?

Il premier di casa nostra pensa che è possibile se, a nome degli italiani, ha approvato il nuovo piano di “difesa”.

Peccato che la parola “comunismo” sia ormai fuori moda e quindi il pericolo, almeno politicamente” non c’è, visto che, in teoria, è il partito di Renzi che dovrebbe essere quello di colore più “rosso” sul mercato italiano. Ma con i “colori” politici al posto giusto la questione potrebbe diventare paradossale, dal momento che si dimenticano anche le origini politiche del nostro presidente della Repubblica.

A cosa mirano, allora, questi preparativi del nuovo piano di risposta dell’Alleanza (Rap) che include le spearhead, una forza di intervento immediato che avrà cinque basi-deposito nei paesi baltici, Polonia e Romania e che sarà “molto reattiva” e “avrà una presenza continua” nell’est europeo?

Noi non ci sforziamo di capire, ci rifiutiamo, per dirla tutta.

Così è, se vi pare…

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