Pd, quasi ottocentomila voti in meno ma per Renzi è tutto “ok”

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Di Salvo Barbagallo

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Elezioni in Emilia Romagna e Calabria, dopo il voto: in realtà hanno perso tutti e anche se qualche compagine – la Lega – ha fatto notevoli passi avanti alla fine rischia di restare isolata, senza possibili alleanze.

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Il PD ha perduto quasi ottocentomila voti, l’astensionismo è salito alle stelle? Tutto è irrilevante per Matteo Renzi, ogni cosa “è marginale” a fronte della vittoria. E probabilmente ha ragione il premier: l’importante è “vincere”, peggio per chi ha preferito restarsene a casa ignorando le urne e rinunciando a esprimere la propria volontà. Il “cambiamento” (quale che sia, gradito oppure no) lo impone chi ha le redini in mano e guida le sorti del Paese. Ma non è detto che vada secondo gli intendimenti di chi, in questo momento, è al comando: troppe incognite, troppo incertezze sono disseminate in questo percorso. E pur tuttavia resta valido il vecchio proverbio “chi non risica, non rosica”, a dimostrazione di quanti “mutamenti” sono avvenuti in Italia nel corso dell’ultimo anno.

Hanno perduto tutti in queste ultime elezioni regionali che, nonostante il parere di molti analisti, ha costituito un vero test. Hanno perduto anche tutti coloro che non sono andati a votare, hanno perduto quei partiti (?) che in passato hanno avuto il loro exploit, da Forza Italia al Movimento 5 stelle, ha perduto anche la Lega che dovrà fare i conti con tutti e che potrà non trovare alleati che consolidino la vittoria ottenuta.

Il Movimento 5 stelle tra Emilia Romagna e Calabria ha perduto 400mila voti rispetto alle Europee di maggio scorso e ora su Grillo cadranno le inevitabili contestazioni interne.

Forza Italia ha ottenuto meno della metà dei voti della Lega in Emilia Romagna.

Il PD che ha raggiunto la vetta del 49,05 dei voti espressi da un 37,70 di elettori non ricorda che si è presentato in Emilia e Romagna con altre tre liste, “Sinistra Ecologia Liberta”, “Emilia Romagna Civica”, “Centro Democratico, Democrazia Solidale”, liste che hanno contribuito con un buon cinque per cento, mentre gli altri partiti, gli uni contro gli altri armati, hanno corso da soli. Giustificata appare, pertanto, la soddisfazione di Salvini-Lega che ha più che doppiato con i suoi 233.439 suffragi Forza Italia bloccata a 100.478 preferenze.

E ci limitiamo al “Dettaglio” Emilia Romagna in quanto, a nostro avviso, è dai risultati elettorali in questa regione che potrà delinearsi non solo il futuro del PD ma forse del Paese. Nella regione-simbolo di una Sinistra che non esiste più da tempo Matteo Renzi dovrà misurarsi con ciò che la Sinistra ha rappresentato non solo in quel territorio, ma pure con le rottamazioni interne che ha provocato, con la crescente conflittualità con i sindacati con quella base ignorata costituita dalle operative rosse e con tutto il sistema che ha da sempre sostenuto la Sinistra. Renzi dovrà misurarsi con un passato che non si può cancellare dall’oggi all’indomani in nome di un “Bene” che non appare comune né alla stessa Sinistra, né all’intera Italia.

Perché “La Voce dell’Isola” si occupa di ciò che accade in Emilia Romagna? Cioè, al nord? Semplice: la Sicilia fino a quando (fino a quando?) è Italia dovrà vedere ciò che accade in quel Paese del quale è parte integrante (?), in special modo per i danni che direttamente o indirettamente potrà subire per ricaduta. Renzi in Sicilia è di casa, Salvini quasi…

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