Il tempo della fantascienza è finito? Credo di no, forse è solo cambiato.
In una bancarella del mercatino delle pulci a Catania (ma poteva essere altrove, in questo mondo o in un altro mondo) ho scoperto due vecchi romanzi di fantascienza che spiccavano quasi fuori posto fra tante cianfrusaglie. Due romanzi di Urania, la gloriosa collana periodica di Mondadori che prese l’avvio oltre mezzo secolo addietro, agli inizi degli Anni Cinquanta e che ancora continua le sue pubblicazioni.
Piuttosto sgualciti, presi con delicatezza quali oggetti venuti da lontano, in un tempo che oggi non si riesce a immaginare e che nessun scrittore sarebbe in grado di descrivere.
Nei quindici anni di allora si sognavano nuovi orizzonti, avventure in luoghi sconosciuti e inesplorati. Sì, si sognavano avventure e Autori, che poi erano pure scienziati, offrivano sulla carta stampata da Mondadori quel che non solo gli adolescenti desideravano: una realtà che venisse dal futuro.
Isaac Asimov, Arthur C. Clarke, E. Van Vogt, Robert A. Heinlein, Ron Hubbard, John Wyndham alcune delle firme prestigiose di una Collana che non è invecchiata, aperta con il memorabile “Le sabbie di Marte” di Arthur C. Clarke nel 1952.
Quando si parla di macchina del tempo si immagina chissà cosa: la macchina del tempo, in fondo, è l’essere umano con i suoi ricordi e con le sue fantasie. Ricordi e fantasie non hanno limiti, né ostacoli, posseggono una velocità impressionante e possono proiettarsi ovunque.
Certo, in oltre cinquant’anni la scienza ha fatto progressi che nessuno poteva prevedere, a volta superando la stessa immaginazione, ma l’Uomo resta sempre nella sua entità, con il bianco e nero che si porta dentro sin dalla nascita, con la speranza e la disperazione che possono sopraffarlo. L’Uomo: c’è quando si autodistrugge o vuole distruggere i suoi simili, ma resta il momento in cui l’annientamento presuppone la rinascita. A quel punto supplisce la fantasia e si può tornare adolescenti.
Gli adolescenti di oggi hanno la tecnologia nelle mani e, purtroppo, non leggono o leggono poco, hanno già quasi tutto, anche la miseria. Il successo del Cinema di fantascienza, però, è dovuto ai giovani e non a caso prosegue la lunga saga di “Guerre stellari” e non a caso fa cassetta “Interstellar” basato su un trattato di Kip Thorne, fisico teorico del California Institute of Technology.
Il tempo della fantascienza non è finito, ed è come se fosse l’unica speranza del domani per potere superare la crisi che stiamo tutti attraversando.