La protesta alla Scala debuttò 46 anni addietro

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tafferugli-Scala-MilanoDi Salvo Barbagallo

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C’è chi con una sorta di cinismo o di humour nero ha commentato così gli incidenti di ieri sera a Milano all’apertura della stagione lirica: “La protesta è come un rito, come appunto la prima alla Scala”. Indubbiamente la contestazione in piazza della Scala non è una novità, la tensione politica (o pseudo tale, a seconda dei casi) a Milano, però, ha costituito sempre un test del momento che attraversa il Paese. 

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Ieri gruppi dei centri sociali hanno cercato di sfondare i cordoni di polizia in via Santa Margherita, uno degli accessi a piazza della Scala e le forze dell’ordine (polizia e carabinieri)  sono intervenute caricandoli. Due carabinieri sono rimasti feriti. Dall’altra parte: “Ci hanno manganellato, due di noi sono stati colpiti alla testa”, afferma un giovane.

Mentre fuori dal teatro la contestazione continuava, la stagione della Scala ha preso il via con le note dell’Inno di Mameli diretto da Daniel Barenboim, per poi proseguire con l’opera di Beethoven “Fidelio”. Sul palco reale in prima fila il presidente del Senato Pietro Grasso e il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia e le rispettive mogli. Presente il ministro della cultura Dario Franceschini, che a termine della rappresentazione ha sottolineato il danno d’immagine che Milano e l’Italia subiscono a seguito di episodi di questo genere.

E’ vero, la contestazione viene da lontano e nel tempo si è trasformata se non in rito, di certo in tradizione. Era il 7 dicembre del 1968, e la stagione della Scala apriva il suo cartellone con il “Don Carlos” diretto da Claudio Abbado. Per Milano quello fu un evento, una bestemmia, si profanava il tempio della lirica, un’istituzione ritenuta, almeno fino allora, intoccabile. I giovani di quel tempo protestavano contro il lusso, l’esibizione, l’opulenza di una borghesia alla quale era concesso tutto. Protestavano contro l’autoritarismo, lo Stato, il potere costituito I contestatori erano anarchici, studenti, operai. Contro le dame ingioiellate lanciavano uova e monetine. Il Sessantotto, un altro mondo, un’altra epoca, ma cosa è cambiato in questi ultimi quarantasei anni a Milano e in Italia? La rabbia del Sessantotto magari non è la stessa di quella di oggi, chi lanciava uova e monetine ora, nella migliore delle ipotesi. è anziano oppure non c’è più, i volti di chi protesta sono altri. Allora si cantava “Bandiera rossa” e “Avanti popolo”, oggi sono scesi in piazza antagonisti, centri sociali e occupanti abusivi nei quartieri popolari. Gli slogans? “Padroni e governanti alla prima della Scala per celebrare la ricchezza accumulata durante l’anno a nostro discapito: una rassegna di limousine, Rolex e pellicce”.

La Scala, una “vetrina d’eccellenza”, da qualunque punto di vista si guardi.

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