Oggi, Alessandra Arachi sul Corriere della Sera da conto della vera e propria fuga di massa che registra l’Istat (e sono solo i dati del 2013) da parte di cittadini italiani che cercano altrove lavoro. Un altrove interno (con le migrazioni da regione a regione), ma anche verso altri paesi europei e nuove mete. Il dato ancora più significativo è che pure gli immigrati stranieri prendono il largo, segnando ancora di più il destino del nostro paese come base di lancio per altri lidi più sicuri dal punto di vista lavorativo. Qui di seguito l’articolo della Arachi:
“La bellezza non basta più. Non bastano il cibo buono, le colline verdi, il sole caldo, il mare azzurro e soprattutto di lavoro non ce n’è. Dall’Italia vanno via persino gli stranieri. Lo certifica l’Istat e ci spiega che anche gli italiani continuano ad abbandonare il nostro bel Paese, sempre di più.
I numeri? Sono piuttosto sconfortanti. Nel 2013 è aumentata del 21 per cento (rispetto al 2012) la cifra di connazionali che sono andati all’estero, 82 mila in numero assoluto. Non a caso 3 mila di questi sono giovani laureati che scelgono come meta il Regno Unito non tanto per cercare fortuna, ma anche per trovare un semplice lavoro.
Anche gli immigrati lasciano l’Italia. Non si sa se tornano indietro a casa loro o si spostano in altri Paesi d’Europa, proprio come fanno gli italiani. Comunque il dato è incontrovertibile: nel 2013 sono quasi 44 mila quelli che se ne sono andati. Ma c’è di più: arrivano anche meno stranieri nel nostro Paese.
Pure qui, le cifre sono inequivocabili. E contraddicono la nostra percezione di una invasione dello straniero in Italia. Per capire: nel 2013 sono stati quasi 280 mila gli stranieri che hanno preso la residenza in Italia, con un calo del 12%. Nel 2012 erano stati 321 mila e Nel 2011 quasi 355 mila.
Non c’è da scomodare analisti e sociologi. La situazione, purtroppo, appare piuttosto chiara: si va via in cerca di una situazione migliore. E a guardare le cifre dell’Istat si ripropone l’antico modello dell’emigrato siciliano tanto caro alle pellicole degli anni Cinquanta: nel 2013 sono stati 7 mila gli abitanti dell’isola che sono andati all’estero.
Ma se non bastassero le cifre della fuga degli italiani fuori dai confini, basta andare a vedere i dati della migrazione interna per capire che la molla di questi spostamenti è principalmente il lavoro. È noto: nel Nord Italia ce ne è molto di più. Ed è per questo che proprio nel Nord troviamo flussi migratori interni tutti positivi e quelli negativi li troviamo nelle regioni del nostro Meridione, con un’eccezione: l’Abruzzo che, per la prima volta ha un saldo migratorio piccolo ma positivo: +0,1 per mille residenti.
Non sono cifre trascurabili: nel 2013 i trasferimenti interni all’Italia hanno coinvolto 1 milione 362 mila persone, ovvero il 2,3 per cento della popolazione. E sono quasi tutti italiani i cittadini che fanno migrazioni interne: 1 milione 113 mila contro i 249 mila stranieri.
La palma dei flussi positivi di migrazione va al Trentino Alto Adige (+2,8 per mille residenti) e la Valle d’Aosta (+2,5 per mille). Seguono l’Emilia Romagna (+1,8 per mille) e la Lombardia (+1,5). La Calabria è la regione da dove si fugge di più (-3,3), seguita dalla Campania (-3,1).
E per la prima volta anche due regioni come l’Umbria e le Marche si trovano a registrare un flusso negativo di migrazione interna: rispettivamente -0,2 per mille e -0,6. Il saldo del Lazio è appena di poco inferiore a quello della Lombardia (+1,4) e la Toscana si ferma a +1,2. “