Per quest’anno nessuna “svolta”

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Economist-journalismDi Salvo Barbagallo

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Di cambiamento neanche a parlarne, l’unica “novità” prevista per questo 2015 è quella dell’elezione del nuovo Capo dello Stato, nei tempi che deciderà il Presidente Giorgio Napolitano, quando effettivamente lascerà le preannunciate sue funzioni. La temuta o auspicata tornata elettorale di primavera per il rinnovo del Parlamento sembra aver perso mordente, tanto che ormai non viene considerata uno spauracchio o una minaccia. I giochi attuali stanno girando sul candidato alla poltrona del Quirinale: sono tutti in corsa, nessuno lo ammette, ma ognuno sta facendo le proprie mosse sotterranee. Da Prodi, che nega apertamente qualsiasi interesse per quel ruolo, a Mattarella, ad Anna Finocchiaro, a Pietro Grasso. Riflettete: ci sono i nomi di ben tre “siciliani doc” alla ribalta, un tris d’assi importante in una partita dove a tutti i contendenti mancano le carte giuste. Questa e una partita che si gioca, ovviamente, a carte coperte. Chi è lungimirante si tira fuori, come Mario Draghi che conferma la sua permanenza alla Bce fino alla fine del mandato, nel 2019, affermando rigorosamente “Non voglio essere un politico“.

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In questa frase “Non voglio essere un politico” c’è tutta la consapevolezza di come possa essere considerata oggi la condizione di “uomo politico”, al di là anche della possibilità d’andare a ricoprire un ruolo autorevole. Purtroppo di questa “consapevolezza” non ce ne sta molta sul mercato italiano, e quindi corsa e giochi al potere (anche se avvengono in maniera sotterranea, cioè non visibile ai più) vanno a ruota libera e non sappiamo quanto possano essere sfrenati. In attesa di scoprire chi sarà il dodicesimo Presidente della Repubblica, scarsa la predisposizione degli italiani a fare pronostici: c’è indifferenza e lo stesso messaggio di fine anno di Giorgio Napolitano non ha alimentato aspettative per il futuro.

L’eventualità di nuove elezioni da tenere nella prossima primavera è sfumata con i botti dell’anno che se ne è andato. Renzi e Salvini si mostrano rilassati a sciare sulle piste delle montagne preferite, vacanze meritate prima di riprendere il  loro ritmo consueto. Si volta pagina sol perché è trascorso un anno difficile, non perché ci si attende la svolta. Il tempo è dalla parte di Renzi, e forse gli si dovrà dare ragione e sarebbe bene ricordare le sue parole, quelle che preannunciavano che il suo governo avrebbe finito la legislatura. Per il premier Renzi i “saldi” non sono ancora cominciati: il ritmo è quello che impone lui.

Così è, se ci pare o no…

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