No, Matteo Salvini non è sbarcato in Sicilia attraversando lo Stretto a nuoto come ha fatto Beppe Grillo il 9 ottobre del 2012 (sembra trascorso un secolo da quell’impresa!): Salvini ha preferito l’aereo, un mezzo più riservato, tranquillo e meno appariscente. Allora Beppe Grillo non si era reso conto che aveva anticipato i tempi, non poteva prevedere che quello poteva essere il destino dei Siciliani per raggiungere il Continente o tornare nell’Isola: a quell’epoca, infatti, le Ferrovie (più o meno statali) non avevano ancora ipotizzato di fermare i collegamenti ferroviari a Messina e Villa S. Giovanni. Gli intendimenti di Matteo Salvini, in ogni modo, appaiono eguali a quelli che aveva allora Grillo: la “conquista” della Sicilia. E’ vero, le esperienze del passato insegnano ben poco, alla fine. Beppe Grillo toccando il sacro suolo della Sicilia, felice per essere riuscito nella sua impresa (la traversata a nuoto) affermò: “È il terzo sbarco. Il primo fu Garibaldi che portò i Savoia, poi gli americani che hanno portato la mafia e oggi io col Movimento 5 Stelle. E nessuno di loro è venuto a nuoto”. Matteo Salvini si è dimostrato più “comodista”: non si è sentito di affrontare i tre chilometri di acque gelide che separano la Calabria dalla Sicilia. Da questo punto di vista nessuno gli può dare torto. Beppe Grillo (ma scopriva l’acqua calda) affermò dopo l’impresa, forse in un attimo di presa di coscienza o di parziale consapevolezza “La Sicilia potrebbe vivere meglio senza l’Italia, ma l’Italia non potrebbe vivere senza la Sicilia. Se la Sicilia dovesse andarsene, costretta dal malfunzionamento dello Stato e delle istituzioni, sarebbe l’inizio di un domino cui seguirebbero altre Regioni e la fine dell’Italia…”.
Sì, è vero e innegabile: la Sicilia è importante. Purtroppo solo pochi Siciliani si rendono conto dell’effettivo “valore” della loro Isola, ma a Roma Capitale, chi governa il Paese ne ha piena prontezza. Questa potrebbe essere una spiegazione del perché in questo particolare momento storico del Paese, dell’Europa, dell’Occidente, dal cappello a cilindro chi governa tira fuori personaggi autorevoli per metterli alla guida della Nazione, forse solo come atto simbolico, si vedrà.
La Sicilia ha fatto il bello e cattivo tempo di partiti che sono stati e sono al Governo, con risultati nulli per i Siciliani, e con ricadute positive esclusivamente su chi (mal) ha rappresentato e rappresenta la regione. Il percorso sul quale si è avviato Matteo Salvini, dunque, non è nuovo, è stato battuto da altri, ultimo, come detto da Beppe Grillo che riuscì ad ammaliare tanti e tanti elettori. Anche in quel caso il risultato è stato sotto gli occhi di chi ha voluto guardare serenamente lo stato delle cose. Matteo Salvini ha lanciato la sua tela del ragno, ha già i suoi “luogotenenti” sparsi sul territorio, da Agrigento a Palermo, Catania, Messina. Il primo obbiettivo di Salvini è Agrigento, patria di Angelino Alfano, ministro e attuale “spalla” dell’altro Matteo (Renzi), il premier tuttofare, l’Uomo nuovo dell’Italia, che va avanti rottamando salvo, poi, prendersi a bordo del suo vascello rottamati e transfughi.
Matteo Salvini ad Agrigento non vuole esponenti locali (li ritiene abbastanza “compromessi”) e per la poltrona di sindaco punta sul veneto Marco Marcolin, che conosce bene il territorio del capoluogo in quanto vi risiede tre mesi l’anno.
Ha dunque una sua strategia, quest’altro Matteo, e sembra, appunto, quella del ragno: oggi, domenica, a Palermo incontrerà i dirigenti del suo movimento e metterà a punto le prossime mosse. Già in programma fra due settimane altro incontro a Catania e poi sarà la volta di Messina: la “triangolatura” è fatta…