In Sicilia la stampa difficilmente affronta argomenti scottanti. I motivi sono di varia natura: spesso mancano le “prove” di ciò che si vuole sostenere, altre volte perché non ci si azzarda a toccare i “poteri forti”, altre volte ancora per timore di andare incontro a qualche querela (e sostenere, poi, un giudizio con conclusione a punto interrogativo), altre volte per “autocensura” vigliacca. Spesso non ci sono alibi per i “silenzi” che, quindi, diventano “complici”. C’è chi sostiene che il “mestiere” di giornalista in Sicilia non si dovrebbe fare, ma hanno dimostrato il contrario quanti hanno creduto nella loro professione (da De Mauro a Francese, tanti i nomi) e per questo motivo hanno perduto la vita.
Questo “preambolo” per presentare (e suggerire di leggerlo) il reportage di Attilio Bolzoni e Emanuele Lauria, pubblicato oggi, lunedì 23 febbraio 2015, sul quotidiano “la Repubblica” (a pagina 21) dal titolo veramente inquietante “Il grande inganno dell’antimafia siciliana” e con occhiello esplicativo “Montante, indagato, assieme all’ex governatore Lombardo, condannato, sono i creatori di Caltanissetta ‘zona franca’ antipizzo. Tra collusioni e fiumi di soldi, tutti i paradossi di un’impostura politica dietro la dittatura degli affari”.
Già significativo il primo capoverso del reportage: “CALTANISSETTA. Lo sapevate che esiste una “zona franca della legalità” dove ci sono gli abitanti più buoni e onesti d’Italia? E lo sapevate che l’hanno fortemente voluta un governatore condannato per mafia e un imprenditore indagato per mafia? Per capirne di più bisogna andare a Caltanissetta, quella che è diventata la capitale dell’impostura siciliana…”.
Per saperne e capirne di più è sufficiente leggere l’intero reportage.