Il blitz di Matteo Salvini a Palermo non è stato come la “nuotata” nelle acque dello Stretto di Beppe Grillo: all’approdo di Grillo in terra siciliana c’erano fans entusiasti, qui nel capoluogo regionale di fronte all’Hotel Delle Palme ad attendere il leader della Lega oltre duecento palermitani urlanti “L’orgoglio terrone”. Una contestazione che per Matteo Salvini è stata tutta pubblicità a costo zero e in più la dimostrazione (secondo la sua opinione) che la sua presenza in Sicilia ha fatto centro. Se i palermitani lo avessero ignorato (forse) sarebbe stata una cosa migliore.
Salvini non ha incontrato in un clima sereno i suoi sostenitori venuti a trovarlo da tutta la Sicilia: blindati di polizia e carabinieri davanti all’albergo, le mura della città con migliaia di manifesti “contro” (“Palermo non dimentica”, “Salvini topo di fogna”), che hanno voluto ricordare le innumerevoli prese di posizione della Lega contro il Sud. Ma Salvini, in un certo senso, ha fatto marcia indietro: “Se abbiamo avuto toni eccessivi in questi anni sul Sud e i meridionali, chiedo scusa e cercheremo di evitare di ricadere negli stessi errori, ma se ci chiamano in migliaia vuol dire che il problema è la forma ma non la sostanza. Io non ho attaccato i siciliani: ho sempre attaccato la cattiva politica…”.
Quindi le dichiarazioni di punta: “L’immigrazione sta arricchendo qualcuno con decine di milioni di euro. C’è gente che si arricchisce sulla pelle degli immigrati”; ”Nel 2014 in Sicilia c’è stato il più alto tasso di disoccupazione. L’autonomia alla Crocetta è fallimentare. Il presidente della Regione siciliana è una calamità naturale”; ”La mafia è il nemico pubblico numero uno. I mafiosi e i loro parenti fino al terzo grado sono nostri nemici”; ”La mafia è il nemico pubblico numero uno. I mafiosi e i loro parenti fino al terzo grado sono nostri nemici”. Per Matteo Salvini, niente di nuovo sotto il cielo di Sicilia: le “linee-guida” piuttosto note.
Salvo Barbagallo