Quando non si capisce quello che si è letto e non si capisce (o non si sa leggere) quello che si è scritto si può definire il fatto con l’espressione “analfabetismo strutturale” (definizione U.S.A.). E’ un fenomeno in crescente diffusione nel civilizzatissimo Occidente e su esso sono stati condotti dettagliati studi negli “States”, che ne hanno dato comunicazione al mondo.
Stranamente (?) la notizia non ha fatto proprio scalpore al di qua dell’Atlantico. Eppure la conoscenza del fenomeno sarebbe di grande aiuto ai popoli nella scelta dei propri rappresentanti: potrebbero escludere a priori i sofferenti della sindrome analfabetico-strutturale (e le loro fiduciarie emanazioni), ovunque fossero presenti.
In Italia ed in Sicilia è già successo. Politici di vario rango si sono difesi dichiarando che non erano “consapevoli” (quasi a far pensare alla “non lettura” o non comprensione dell’impatto o una cospirazione di base) di certi “assurdi” provvedimenti che avevano promosso, firmato e imposto al popolo.
E continuamente succede nella “incompresa” lettura di testi fondamentali: la Carta Costituzionale e la Bibbia.
La nostra Costituzione non parla di partite, giocatori, segnalinee, falli ed arbitri; parla di cittadini, rappresentanti eletti dal popolo, cariche istituzionali e costituzionali, garanti della Costituzione, delle regole democratiche, delle leggi, dei diritti dei cittadini. Altresì non parla di un parlamento nominato pronto a “saltare” ad ogni schiocco della frusta (incostituzionale) del governo, malamente assecondato o tollerato finora da chi doveva essere sempre e comunque “super partes” a garanzia di quello che resta attualmente del sogno dei padri costituenti.
Invece siamo obbligati a leggere e ad ascoltare “spiritosaggini” che impropriamente ed “abusivamente” ricordano tanto la “bagarre” tipica degli stadi e (non ce ne vogliano i veri tifosi) dei bar dello sport.
Immaginando che tutti i “concionatori” hanno letto la Costituzione ci chiediamo: cosa hanno capito?
Passiamo ora alla Bibbia.
Tanti sono i passi significativi per i quali il numero degli osservanti tende tragicamente al limite zero. Ci limitiamo alla disamina di due di essi.
Sta scritto: “le colpe dei padri non ricadano sui figli; le colpe dei figli non ricadano sui padri”. Se consideriamo questo passaggio il dritto di una medaglia è indiscutibile che il rovescio dovrebbe recitare: “i meriti dei padri non garantiscono “ipso facto” la natura dei figli ed i meriti dei figli non mondano necessariamente i padri”. Volendo dare un’ampia interpretazione alla citazione riteniamo doveroso estenderla anche a parenti, amici, conoscenti ristretti: e ci accorgiamo che lo spirito biblico è diffusamente disatteso, con effetti tendenzialmente catastrofici. Eppure nella stessa Bibbia è dimostrato che non sempre e non tutti i figli “assomigliano” ai padri: il re Davide generò non solo il sapiente Salomone, ma anche i “non saggi” Adonia e Assalonne. Basta questo? Sì, se si capisce quello che si legge.
Ed ancora leggiamo: “Nessuno può servire due padroni …” Invece ora sembra una moda comune soprattutto nei vertici : servire il popolo sovrano e “Pluto”.
Non solo da noi purtroppo: e l’odierno Pluto si nutre di dolore, lacrime e sangue.