“La magistratura in Sicilia si dà un gran da fare, ma mette in galera solo la manovalanza della criminalità organizzata. I personaggi importanti però non li tocca…”: questa è la voce dell’uomo qualunque. Che non sempre ha ragione. E la dimostrazione che la “voce comune” può cadere in errore si ha con due notizie che provengono da poli diversi dall’Isola, da Caltanissetta e da Palermo. E sempre che, alla fine, i fatti che vengono attribuiti a personaggi più che noti corrispondano alla verità.
La prima informazione ci viene fornita da due giornalisti del quotidiano “La Repubblica”, Attilio Bolzoni e Francesco Viviano: Antonello Montante, presidente degli industriali siciliani e delegato per la legalità di Confindustria sarebbe indagato per…mafia dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta. E ciò a seguito di dichiarazioni di pentiti.
La seconda notizia proviene da Palermo, e la fornisce Ignazio Marchese sul “Giornale di Sicilia”: 27 persone in cella, fra i quali il consigliere comunale Giuseppe Faraone, accusato di concorso in tentata estorsione. Avrebbe chiesto soldi a un imprenditore per conto del boss di San Lorenzo, Francesco D’Alessandro.
Nell’Italia degli scandali che non scandalizzano (purtroppo) nessuno, gli scandali “siciliani” hanno (quasi) sempre un’identica connotazione, una identica base comune. Non impressiona neanche la circostanza che a scivolare su bucce di banana possano essere protagonisti della vita pubblica. Di certo le notizie che personaggi riconosciuti come paladini della lotta al crimine organizzato possano essere coinvolti in qualcosa di poco pulito, ha impressionato e impressiona anche la persona meno “qualunque”. E’ indubbiamente vero che ai “paladini” non credono da tempo neanche i ragazzini, ma mettere in piazza inchieste in corso là dove devono essere accertati e provati fatti e misfatti non sappiamo fino a che punto possa essere utile.
Antonello Montante sarebbe, dunque, sotto inchiesta a seguito delle dichiarazioni di “alcuni pentiti che parlano di lui e delle sue pericolose frequentazioni. Come si chiuderà questa vicenda – se c’è solo fumo o anche molto arrosto – nessuno ancora lo può dire”, affermano Bolzoni e Viviano che, comunque sostengono “di sicuro però Antonello Montante, uno dei cosiddetti paladini delle battaglie antimafia più recenti (troppo recenti, maligna qualcuno) è al momento indagato per reati di mafia.”.
Cosa dire? Che la Magistratura possa svolgere serenamente il suo lavoro e che i fatti vengano esposti a conclusione, e non durante un’indagine in fase d’opera. Quel che pensa l’uomo qualunque non ha rilevanza.
Antonello Montante: 52 anni, imprenditore, originario di Serradifalco (Caltanissetta), unitamente al suo predecessore Ivan Lo Bello, è stato tra gli autori del codice etico e della svolta anti racket di Confindustria. Montante, che è anche presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta, è stato designato – su proposta del ministero dell’Interno – componente dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati.
Giuseppe Faraone: 69 anni, ex esponente del centrodestra ora passato alla lista del governatore Crocetta “Il Megafono”, ex deputato regionale e poi assessore provinciale, è stato esponente dell’Udc per poi candidarsi con la lista “Amo Palermo” al Consiglio comunale, prima di approdare al Megafono.