Sicilia, zona franca dei “poteri”?

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massoneDi Salvo Barbagallo

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Sicilia, zona franca dei “poteri”? E’ sufficiente un articolato reportage su un giornale nazionale per riportare (qualora fosse mai mancata) l’attenzione sulla Sicilia. In ordine di tempo l’ultimo “caso” è quello di Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia: un caso che si monta e si smonta a seconda delle prese di posizione a favore oppure a sfavore del protagonista antimafia, oggi indagato dalle Procure di Caltanissetta e Catania a seguito delle dichiarazione di alcuni pentiti.

I “poteri” li conoscono tutti, compreso il cosiddetto uomo qualunque non addentro alle segrete cose: un potere è la stampa (in generale parlando), un potere è costituito dalla lobby bancaria, un potere è costituito dalla casta degli industriali, e così via l’elenco dei “poteri” può allungarsi, fino al “potere della mafia” o a quello della criminalità organizzata, come si preferisce. Sì, c’è anche il potere delle toghe, della sanità, dei politici, dei sindacati, degli ordini di classe, dei partiti (o presunti tali) e quanti altri “poteri” si possono elencare ancora?

Poi ci sono i “potenti”: se ne identificano diversi, ma quelli “veri” non amano apparire.

Una mappa dei poteri e dei potenti in Sicilia probabilmente la detengono gli organismi di Legge, l’uomo qualunque è normalmente sommerso dalle leggende metropolitane e difficilmente può comprendere le alchimie che si vengono a determinare fra le varie “forme” di potere e le trasversalità che animano alleanze e conflitti fra gli stessi potenti. Il problema è nelle situazioni che si vengono a creare fuori dalla sfera della vita comune poiché le “decisioni” che determinano potere e potenti finiscono con l’incidere proprio nel livello di vita comune. Non stiamo filosofando sulla natura del potere, ma stiamo cercando di spiegare come tutto ciò (o quasi) che si verifica in Sicilia scaturisce da volontà che con il cittadino hanno poco a che vedere, volontà che seguono logiche aliene al benessere della collettività. La Sicilia per il potere è zona franca: nel territorio isolano è possibile mettere in moto qualsiasi tipo di sperimentazione che abbia come finalità il profitto, quale che sia la sua specificità. E in Sicilia confluiscono interessi nazionali e internazionali che nel potere locale devono necessariamente trovare la “mediazione” più opportuna. La confluenza di interessi esterni pone l’Isola (pone, cioè, i potenti) in una condizione di privilegio, che favorisce inevitabilmente l’accrescimento del potere di coloro che già lo detengono. Questo è uno dei motivi per cui uno “scandalo” può suscitare scalpore per non più di 24 ore, per poi sciogliersi nelle leggende metropolitane note a tutti.

Sicilia “Ko”? Nessuno lo dice, ma se il “Ko” non interessa ai Siciliani perché dovrebbe interessare ad altri?

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