Alla ricerca delle tre “E” obliate nelle “AZIONI” amministrative siciliane

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efficienza-aziendaledi Guido Di Stefano

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Non parliamo di formule magiche. Quindi precisiamo subito il significato delle tre “E” obliate o forse deliberatamente rifiutate oppure semplicemente ignote:

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  • E = efficienza;
  • E = efficacia;
  • E = economicità.

   Vi fu un tempo in cui si “predicava” e si lavorava affinchè l’azione (ogni) azione amministrativa a qualsiasi livello (sia che fosse competenza di un semplice dattilografo che di un mega-direttore-galattico), in ogni settore, in ogni circostanza rispondesse appieno ai requisiti riassunti dalle tre “E”: non si reclamizzava roba da “prima pagina” o da “primo ascolto”, ma atti celeri, di sicuro effetto ed applicazione e al minore costo per l’amministrazione; non si chiedeva agli operatori la certificazione di “deità” o di magia, ma fedeltà alle istituzioni  e rispetto per esse e per i contribuenti con la produzione di atti validi; non si doveva dimostrare grande strategia finanziaria ma la semplice arte della riduzione dei costi e la vigile oculatezza di evitare danni erariali e patrimoniali soprattutto quelli scaturenti da dabbenaggine, incompetenza o peggio.

    Ed ogni AZIONE era giusta se presentava insieme i tre requisiti.

   Cadere nell’efficientismo derivante da proclami o da mediatiche onde emozionali il più delle volte ha portato a provvedimenti inefficaci (come si suol dire “lasciano il tempo che trovano”) e, alla lunga,  economicamente non sostenibili.

   Puntare solo o principalmente sull’efficacia può portare a una tardiva (e perciò inutile) e costosa perfezione: tempi dilatati (e quindi calo di efficienza) e eccessivi oneri (antieconomicità “creativa” ed esecutiva).

   Se si antepone l’economicità ad ogni costo i risultati sono sempre disastrosi e sul medio e lungo tempo richiederanno molte più risorse.

   Fusione ponderata delle tre “E”: sarebbe la scelta ideale. Ma occorrono persone libere e di buoni costumi (o buona volontà) coscienti e felici di appartenere al genere umano e con unico padrone il proprio “animus”; non rivoluzionari, illuminati, giusti, “cervelloni”, filosofi, artisti, maghi, ballerine, nani, yes-man o bastian-contrari: esseri umani non chini ma ritti, non schiavi ma liberi e, semplicemente, onesti.

   Governanti ed amministratori scelti liberamente per i meriti e non per i partiti o i collegamenti (forse potrà succedere nel giorno di “poi” del mede di “mai” quando la nostra stampa salirà tra le prime dieci al mondo); vertici pubblici e privati scelti per capacità-competenze-meriti e non individuati per “intuitus personae”  magari in sedi “riservate” al di fuori dei siti istituzionali in cui dovranno operare o al ristorante.

    Tanto per esemplificare quanto sopra lamentato trasleremo in altri ambienti quello che “sembra” sia  successovi  in questa nostra martoriata e “svenduta” terra.

    Immaginiamo di trovarci in una azienda automobilistica. Arriva il nuovo AD che ha rilasciato eclatanti interviste prospettando un grandioso rilancio dell’azienda, che tra l’altro ha dell’invenduto. Inizia quindi con lo spostamento di  metà del “pigro e forse corrotto”  personale del “marketing”  ed il suo parcheggio in “portineria”; quindi sposta il direttore dello stesso marketing al settore progettazione e quello della progettazione al marketing.  Per restare nel tema rotazionale trasferisce i magazzinieri all’officina ed i meccanici al magazzino mentre  destina i collaudatori alla pubblicità. E, cosa ancora più sensazionale, rivoluziona anche il settore corse dell’azienda: il pilota titolare viene sostituito con il nipote del giardiniere della villa dell’A.D. : a detta dello zio è un ottimo ragazzo e quando correva con il go-kart non ha mai perso una gara.  Unica continuità con le precedenti gestioni: gli irrinunciabili e inspiegabili presenza e   potere decisionale di non aventi diritto. Secondo voi, per quanto tempo gli azionisti lo lascerebbero in carica? Il buon senso dice: pochissimo. Certo pochissimo se il potere reale è in mano agli  azionisti e se  per insondabili e imponderabili misteri l’azienda non è votata a  naufragare (?) oppure … chissà!

    Noi elettori siamo azionisti senza potere perché abbiamo consegnato una delega in bianco ai nostri rappresentanti in uno con tanti privilegi.

    Dove stiamo andando senza le tre “E”?

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