RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
“Cambiare denominazione via Cialdini”.
Nell’estate di un anno fa si levava dai banchi dell’opposizione consiliare di palazzo degli elefanti la proposta del consigliere “autonomista” Sebastiano Anastasi per eliminare dalle strade catanesi ogni riferimento a personaggi definiti quanto meno eufemisticamente ”incoerenti” con la storia della città e del meridione in genere. “Che senso ha tenere una via Cialdini a Catania? – chiedeva l’esponente di Grande Catania – dedicare una via a un generale che, come ormai sembra condiviso, durante il Risorgimento si è macchiato di stragi e violenze? Persino numerosi Comuni del Nord Italia hanno eliminato questo nome dalla toponomastica cittadina”. Ma a quella proposta, a “costo zero”, ancora oggi a quasi un anno di distanza non è arrivata alcuna risposta, da qui la reitera dello stesso consigliere comunale. “Per ora si tratta di una strada conosciuta solo dai residenti del rione Carcaci-afferma Anastasi- ma con la prossima apertura del vicino centro polifunzionale di San Leone,dove l’amministrazione comunale trasferirà tra l’altro gli uffici Anagrafe del centro, la via Cialdini diventerà una delle arterie più trafficate di una vasta area che da piazza Eroi D’Ungheria arriva fino a piazza Risorgimento,oltre a diventare inevitabilmente conosciutissima. Una strada pertanto che non può più essere intitolata a Cialdini: una figura non proprio positiva per la storia del Meridione visto che parliamo di un personaggio risorgimentale, politico e militare controverso, protagonista della repressione tra Benevento e Gaeta, nel 1861, un personaggio che si macchiò di stragi (solo per voler citare lo scrittore Vittorio Messori, da Le cifre del generale Cialdini, “Enrico Cialdini, nel 1861 plenipotenziario a Napoli del re Vittorio II. In quel suo rapporto ufficiale sulla cosiddetta guerra al brigantaggio, Cialdini dava queste cifre per i primi mesi e per il solo Napoletano: 8 968 fucilati, tra i quali 64 preti e 22 frati; 10 604 feriti; 7 112 prigionieri; 918 case bruciate; 6 paesi interamente arsi; 2 905 famiglie perquisite; 12 chiese saccheggiate; 13 629 deportati; 1 428 comuni posti in stato d’assedio. E ne traevo una conclusione oggettiva: ben più sanguinosa che quella con gli stranieri, fu la guerra civile tra italiani”). Non ho nessuna intenzione di fare revisionismo storico-continua Anastasi- ma, piuttosto, punto a dedicare questa via cittadina a personaggi degni dell’attenzione dell’intera comunità catanese ed infatti ho proposto, ancora inspiegabilmente senza ascolto, di cambiare la denominazione toponomastica di via Cialdini a favore delle vittime di Mafia nell’attentato compiuto a Pizzolungo nel Trapanese nel 1985. In quell’occasione Cosa Nostra voleva uccidere il magistrato Carlo Palermo e invece causò la morte di una mamma, Barbara Rizzo, e dei suoi figli gemelli di sei anni Salvatore e Giuseppe Asta “colpevoli” solo di trovarsi al posto sbagliato al momento sbagliato. Dedicare la strada-conclude il consigliere comunale- ad una donna che insieme ai due piccoli figli si è trovata inconsapevolmente travolta dalla brutalità mafiosa mi sembra un atto dovuto alla vera storia della nostra terra”.