Che Matteo Renzi sia il numero “1” del Governo italiano nessuno lo può negare: è, infatti, il “premier”. Ma il Governo, rispetto a Renzi, che numero è? Il cittadino “qualunque”, spesso “ignorante” delle questioni politiche e ancora più “ignorante” (per non essere fraintesi, “ignorante” non per mancanza di cultura ma perché “ignora”, cioè non conosce) dei meccanismi e degli organismi che regolano la vita del Paese, si chiede spesso perché appaia in ogni circostanza solo e sempre il premier, come se a decidere fosse sempre e solo lui mentre il Governo appare distante. Ovviamente non è come appare e ci sembra corretta l’analisi di Luigi Ferrata su “Huffington Post” a proposito della funzione delle lobby: “… in democrazia quando un governo adotta provvedimenti che hanno un forte impatto, i portatori di interessi particolari, le lobby, si organizzano per difendere le proprie posizioni come in questo caso e sta poi alla politica decidere, assumendosene la responsabilità. Affermare quindi in maniera generica che il governo è succube delle lobby è fuorviante perché fa passare una connotazione negativa del termine che invece dovrebbe essere considerato neutrale. Fare lobby significa difendere semplicemente i propri interessi legittimi. Chi è meglio organizzato, più radicato e più potente ci riesce meglio, tutto il resto sono slogan vuoti”.
E’ l’ostentato protagonismo e l’andazzo arrogante che pongono il premier Matteo Renzi sia alla critica, sia all’esame di una lente di ingrandimento sugli atteggiamenti che assume, tanto che un alleato come Nichi Vendola afferma “… pare che l’unico titolato in Italia a fare politica e a fare antipolitica sia solo Matteo Renzi. Mi dispiace per lui, ma non può funzionare così”. E non tanto leggere sono state le reazioni alla presa di posizione “anti” Boldrini: “Il perimetro istituzionale di Laura Boldrini sta nella difesa dell’autonomia del Parlamento – ha spiegato il capogruppo di Sel Arturo Scotto -. Renzi pensa che le Camere siano una dependance di Palazzo Chigi. Prima o poi comprenderà appieno l’errore che sta compiendo”.
Matteo Renzi “ambasciatore mondiale” in Russia per risolvere tutti i possibili problemi che questo tempo mette sul tappeto? Dice bene Valter Vecellio: “La pantofola di Putin è baciata da molti, ultimamente: da Berlusconi a Prodi; e ora anche Renzi… La domanda da porsi è: cosa va realmente a ratificare Renzi a Mosca? Cosa va a chiedere e promette?”. Indubbiamente Renzi si muove con l’autorevolezza del ruolo che ricopre, ma il fatto che provoca dubbi e perplessità sul suo operato è che si ignorano le sue “strategie” e, soprattutto, da dove queste strategie traggano origine e linfa vitale al punto che riescono ad imporsi senza che nessuno riesca a porvi un ostacolo qualsiasi, anche a livello pretestuoso. Perplessità e dubbi che nascono anche dal prolungato silenzio di personaggi come D’Alema, Bersani, Prodi e tanti altri autorevoli protagonisti della vita politica italiana che si sono lasciati “rottamare” senza quasi reagire.