Il ragazzo che veniva da Aidone

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biancoDi Salvo Barbagallo

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Un piccolo “amarcord” siciliano o, meglio, catanese per ricordare un tempo che si è dimenticato, che molti hanno dimenticato, quello che vide per un breve periodo il Capoluogo etneo alzare la testa e far sperare in un futuro migliore. Il tempo – è cosa nota – fugge come sabbia fra le dita e, forse, quello che è stato difficilmente ritorna. Ma potrebbe ancora accadere il contrario: è sufficiente rialzare la testa e tirare dritto. Se si vuole.

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Enzo Bianco è (ancora) sindaco di Catania: lo è dal giugno del 2013, e per la quarta volta è stato chiamato a ricoprire la carica di “primo Cittadino”. Da quest’ultima elezione sono trascorsi quasi due anni ma, purtroppo, non abbiamo visto la città riprendere il ruolo che merita, non abbiamo visto la verve dei momenti migliori di Enzo Bianco e all’entusiasmo iniziale sta seguendo una fase di delusione generale. Catania, capoluogo dalle grandissime potenzialità, appare spenta: non rallegra sapere che l’aeroporto di Fontanarossa si avvia a toccare i sette milioni di passeggeri quando i negozi urbani chiudono i battenti e il commercio scende paurosamente, quando le arterie principali (basti prendere l’esempio di Corso Sicilia) sono abbandonate e nascondono le baraccopoli dei disperati. Non rallegra vedere il lungomare la domenica mattina rianimarsi per poi cadere nell’oblio per il resto della settimana. Non basta che una grande nave da crociera faccia un “passaggio” al porto, quando lo scalo marittimo è sommerso da container e mancano le strutture necessarie. E tante, tante altre cose che si possono segnalare. E’ per questi motivi che si ripensa alla “Primavera” di Enzo Bianco e si guarda all’autunno-inverno attuale.

bianco5Abbiamo in mano un prezioso studio realizzato dalla “Roland Berger & Partner” commissionato dal Comune di Catania nel 1989, sindaco Enzo Bianco, “nel quadro di programma per lo sviluppo della città: Catania 1993, l’Europa al Centro del Mediterraneo”, con il quale venivano messe a fuoco le strategie per il possibile sviluppo del territorio. Lo studio prevedeva il raggiungimento di due obiettivi differenziati: Turismo e Industria limitata alla specializzazione di alta tecnologia. Catania, città tradizionalmente commerciale, si sarebbe dovuta trasformare in “città con vocazione turistica” e “città con qualificati insediamenti di industrie multinazionali”. In questo quadro dovevano rientrare i potenziamenti delle principali infrastrutture, aeroporto, porto, interporto, Metropolitana. In quello studio, insomma, c’era tutto ciò che si doveva fare. E non si è fatto, o si è fatto in parte, o si è fatto male. Quella sindacatura (la prima) per Enzo Bianco si concluse nel 1989, per poi essere ripresa nel 1993 e riconfermata nel 1997. Poi Enzo Bianco “lascia” le cose come stanno alla fine del 1999, preferendo ricoprire il ruolo di ministro dell’Interno.

Il ragazzo che veniva da Aidone e insediatosi stabilmente a Catania con la famiglia quando aveva nove anni, di strada ne ha fatta: oggi, a 64 anni, ha sulle spalle esperienze che molti gli invidiano. Eppure di queste esperienze importanti Catania, la Sicilia stessa, oggi non vede granché. Qualunque cosa si possa dire, queste esperienze trascorse hanno reso Enzo Bianco un “potere forte”: come si potrebbe pensare il contrario? E’ sufficiente scorrere il suo curriculum sin dalla giovane età: laureato in giurisprudenza  si specializza in finanza internazionale e prende la strada del nord, dove segue vita politica alternata all’attività professionale; sino al 1982 lavora nel Servizio di studi di “Crediop”, e dal 1983 al 1988 è amministratore delegato di una importante engineering company operante in America, Asia ed Africa. Dal ’76 al ’79, è Segretario nazionale della Federazione dei Giovani Repubblicani. Dal ’79 all’88 cura la sezione Affari internazionali del Partito Repubblicano Italiano. Membro dello European Liberal-Democrats Bureau nell’84 (e sino al ’90), nell’88 viene eletto nel Consiglio Municipale di Catania e sindaco l’anno seguente. Nel 1991 è deputato all’Assemblea regionale siciliana e membro della Commissione Affari Istituzionali e della Commissione Antimafia; un anno dopo è deputato al Parlamento nazionale e, dal 1993, fa parte della Commissione Permanente per gli Affari Costituzionali della Camera dei Deputati. Nello stesso anno si dimette da parlamentare e si unisce al gruppo politico Alleanza Democratica; fino al ’94 è membro della Segreteria nazionale del PRI. Nel giugno del 1993 torna ad occupare la poltrona di sindaco di Catania (una carica che gli verrà riconfermata con le elezioni del novembre 1997) e diviene membro del Committee of Regions of the European Union. Già presidente del Teatro Bellini di Catania, dal ’95 è anche presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI). Alle elezioni del 2006, candidatosi in Sicilia, viene eletto senatore. Aderisce al gruppo dell’Ulivo, e diviene presidente della Commissione Affari Costituzionali e membro della Delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea parlamentare della NATO. Dal 6 giugno al 16 maggio del 2006 è presidente del COPACO.

Non tutti gli incarichi che ha ricoperto Enzo Bianco sono presenti in questo curriculum, ma tanto basta, per essere sinceri, ad affermare la grande personalità politica di questo protagonista che ora è sindaco di Catania.

Ed è proprio facendo questo veloce excursus che desta meraviglia la quiete che ricopre l’attività attuale di Enzo Bianco. Catania, la Sicilia hanno bisogno di un forte risveglio: a noi sta bene un “potere forte” che operi per il benessere di Catania e di tutta la Sicilia: non ci basta la realizzazione di una mostra di Picasso per affermare “abbiamo fatto qualcosa” per il turismo o il commercio del capoluogo etneo. Da un personaggio della portata di Enzo Bianco ci si attende molto, molto di più. Sono trascorsi quasi due anni dalla sua elezione a sindaco: non vorremmo vedere sprecati altri anni quando siamo consapevoli che Enzo Bianco può fare (se lo vuole) quanto sia necessario.

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