La Sicilia “dannata” alla miseria

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Trivellazioni-petrolio-in-Siciliadi Guido Di Stefano

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   Giorni addietro qualcuno tesseva le lodi di Renzi e lo proclamava prossimo SALVATORE della Sicilia (ha semplicemente annunciato: “Renzi salverà la Sicilia”); ora non ne è più tanto sicuro e si “para la botta” preannunciando che il governo romano si assumerà le conseguenti responsabilità. Cosa è successo nel frattempo? Chiediamo scusa per il gioco di parole: ha forse scoperto che non di “SALVATORE” trattasi ma di “MATTEO”? O cos’altro?

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   Eppure la Sicilia poteva essere un Eldorado!

   Tramandavano i vecchi le perdute leggende sulle ricchezze minerarie della Sicilia e sulle “mitologiche” lavorazioni a caldo. Oro, argento, rame, stagno, zolfo, “sali”: di tutto e di più. E venivano anche lavorati in sito dicevano: ad esempio parlavano di una fabbrica di campane al servizio di tutta l’Italia meridionale.

    Casualmente tracce sul territorio e nei vari archivi confermano i miti del passato.

    Poi l’impoverimento dei filoni e dei ritrovamenti e le nuove tecnologie estrattive hanno “spinto” all’abbandono: via oro, argento, rame, stagno, zolfo. Rimasero i sali che nel tempo spaziarono dal salgemma (alias cloruro di sodio ora agonizzante) ai sali fertlizzanti (potassici, ecc.).

   Incominciava anche l’epoca dell’oro nero, periodicamente data per spacciata nel mondo intero ma sempre risorta più vivace che mai.

   Erano gli anni sessanta quando si scoprì che la Sicilia (zona centrale) ospitava un giacimento (o una miniera), unico al mondo, a cielo aperto in una landa semidesolata (scarsa anche come pascolo) estesa circa tremila chilometri quadrati: una miscela di terra, sali potassici e (stupore mondiale) ossido e sali magnesiaci in percentuali decisamente appetibili sul mercato internazionale.  Tanto è vero che l’aquila americana e l’orso siberiano si presentarono con una accattivante offerta: trenta miliardi di dollari all’anno (se non ricordiamo male)  di royalties per avere la concessione su quell’infruttuoso lembo di terra.  Pensate: è una somma che la Sicilia non vedrà mai con tutte le concessioni petrolifere fino alla fine del mondo.

   I nostri grandi statisti di allora, veri maestri nella perigliosa arte dell’equilibrismo delle poltrone del potere, risposero che non era possibile atteso che si mettevano a rischio i posti di lavoro di ben diciassette operai che erano in carico alla potente società chimica beneficiaria di concessione di un modesto ritaglio di quel terreno per l’estrazione dei soli sali fertilizzanti.

   Così è andata; e la notizia è trapelata (sulla stampa isolana) ai tempi del grande Piersanti, deceduto violentemente alla vigilia del suo terzo viaggio a Roma per l’applicazione dello Statuto speciale.

   Iniziavano gli anni ottanta. E proprio in quegli anni brillò un attimo la notizia che sui Nebrodi era stato scoperto un immenso giacimento di tungsteno: avrebbe fatto gola a tutti e a noi Siculi avrebbe fruttato belle royalties. Ma fu solo un attimo. Servirebbe ora? Non sappiamo: nel frattempo la premurosa UE ha criminalizzato l’impiego del tungsteno.

    Contemporaneamente ai Sicilani veniva imposta una servitù militare dopo l’altra con semplici accordi bilaterali Italia-USA, Italia-NATO: senza corrispettivi di servitù per la “nazione pattizia” siciliana e in totale dispregio (da parte di tutti i patteggiatori armati) dello Statuto speciale.

     I fatti ci dimostrano una sola grande verità: tutte le capitali occidentali guardano ostili alla Sicilia come una terra di occupazione e una colonia a cui togliere tutto e da rabbonire (o incantare) con perline colorate, specchietti e sveglie (al collo).

    Forse un giorno lo capiremo: nessuno “esterno” e/o nessuno che ha ceduto ai potentati esterni mente e cuore salverà la Sicilia. Manco a pensarlo poi in questa Italia e in questo occidente campanilistici, egoistici e in profonda crisi!

    Solo i veri Siciliani (se ancora dureranno) potranno salvare la Sicilia: quelle persone che non si limitano a calcare il suolo di questa meravigliosa madre ma che hanno nella mente e nel cuore il vero volto della Sicilia, che vivono in simbiosi con Lei passato, presente e futuro (se sapranno e potranno costruirlo).

    Gli animi nostri siano i nostri padroni nella lunga marcia verso luce, verità, giustizia, pace, fratellanza, bene comune, universalità di intenti.

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