Renzi “Braccio di Ferro”?

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Renzi-PopeyeDi Salvo Barbagallo

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Vi siete mai chiesti se Matteo Renzi ami gli spinaci e ne faccia buon uso gastronomico a colazione, pranzo e cena? La domanda sorge spontanea dal momento che il premier non perde occasione di mostrare i muscoli, così come ha fatto dal 1929 Popeye, ovverosia “Braccio di ferro”, il personaggio dei fumetti creato da Elzie Crisler Segar. A Popeye bastava ingurgitare una scatola di spinaci per gonfiarsi i muscoli e mettere a posto tutti gli avversari. Ecco, a noi – e non ce ne voglia – Matteo Renzi dà questa impressione: che abbia preso a modello il baldanzoso Popeye e probabilmente ha ritenuto che gli spinaci fossero l’alimento vegetale ideale per l’alto contenuto di ferro, trasformando così in realtà il personaggio immaginario dotato di una forza sovrumana. Ma c’è un dubbio assillante: e se a Renzi venissero a mancare gli “spinaci”?

La prova di forza che ha imposto ai deputati del “suo” partito ha visto Renzi, ancora una volta, passare a rullo compressore: le “minoranze” o si adattano o sono destinate a scomparire. L’Agenzia Ansa stigmatizza lo scontro: “Deflagra in un’infuocata assemblea notturna, lo scontro interno al Pd sulla legge elettorale. All’ennesimo appello della minoranza a modificare l’Italicum, Matteo Renzi dice no. E avverte che lo stesso destino del governo è legato “nel bene e nel male” all’approvazione di questo testo così com’è, senza cambiare neanche una virgola. E’ il fallimento di ogni tentativo di mediazione: Roberto Speranza ne trae le conseguenze e si dimette da capogruppo. La minoranza chiede di sospendere i lavori dell’assemblea, ma si va avanti. E allora Civati, Bindi, Fassina, D’Attorre e altri si alzano e vanno via. Pier Luigi Bersani resta e parla: “Se si vuole, si può cambiare. Se non volete farlo, non sono convinto, se si va avanti così non ci sto”. Alla fine il sì all’Italicum passa con 190 voti, l’unanimità dei presenti mentre all’appello mancano tutti gli esponenti della minoranza, i non votanti sono stati 120: quasi un terzo del gruppo”.

Quanto accaduto all’interno del PD, a nostro avviso, può considerarsi un test per quanto attiene il futuro del Paese, e non soltanto di “un” partito (il PD) che vanta di rappresentare l’Italia. Se il premier dovesse considerare il nostro Paese alla stregua del suo partito, o se si dovesse comportare (nel suo ruolo istituzionale) per l’Italia come si comporta con la minoranza del PD, bene, allora gli Italiani andrebbero incontro a giorni molto, molto amari. Fa bene Enrico Letta a riportare alla memoria il vecchio proverbio africano “Se vuoi correre veloce vai da solo, se vuoi andare lontano devi farlo insieme”.

Dal canto loro gli Italiani – mentre si avvicina la fatidica data del “25 aprile” – dovrebbero ricordare la lezione che il passato ha lasciato e gli uomini che “da soli” volevano andare lontano e dove sono finiti.

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