Toh, e ora che succederà?
La procura di Caltagirone ha ordinato il sequestro dell’impianto satellitare Usa Muos nel territorio di Niscemi. Atto indubbiamente coraggioso che segue, a distanza di qualche mese, la decisione del Tar di Palermo che aveva accolto i ricorsi dei No-Muos contro la prosecuzione dei lavori di realizzazione dell’impianto di Tlc nella base americana. La notizia, anche se consequenziale, è eclatante per tutti i risvolti di natura internazionale che il provvedimento della magistratura comporterà: già sta facendo il giro del web, e sicuramente sta mettendo in moto gli organismi del ministero della Difesa italiano e i competenti organismi degli Stati Uniti d’America. In realtà uno “schiaffo” a quanti ritengono che in Sicilia si possa fare tutto e più di tutto, nonostante ci siano norme legislative precise. Ma probabilmente alle “norme di legge” che regolano i rapporti bilaterali Italia-USA si appelleranno coloro che hanno ideato, progettato e realizzato il colossale (non solo in termini economici) impianto di comunicazione satellittare globale.
Il sequestro è stato disposto dal procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera, per violazione del vincolo paesaggistico di inedificabilità assoluta presente in una riserva naturale, al quale sono sottoposte anche le costruzioni di carattere militare. Il provvedimento è stato già notificato al comandante del contingente militare statunitense presente nella base USA di Sigonella. L’esecuzione del provvedimento viene portata avanti dal nucleo di polizia giudiziaria della Polizia municipale della Procura di Caltagirone.
Sicuramente il ministro della difesa italiano, Roberta Pinotti sarà già a conoscenza di quanto sta accadendo in Sicilia, e altrettanto sicuramente (anche se fino ad ora non è apparso alcun comunicato in merito) la questione è al contemporaneo esame dei responsabili dell’Ambasciata statunitense a Roma. Dalla Presidenza della Regione (fino a quando scriviamo) non è giunto alcun commento. In realtà, per quel che ci risulta, questa è la prima azione che viene messa in atto contro una installazione militare “non” italiana, ma ricadente su territorio italiano. La Sicilia, fino a prova contraria, è parte integrante del territorio d’Italia e Niscemi non è l’unica installazione “made in USA” ben stanziata nell’Isola.
Adesso bisognerà attendere le reazioni non solo da parte degli Stati Uniti d’America, ma, soprattutto, da parte del Governo Renzi. Reazioni che non tarderanno a venire. Un conto, infatti, è una “sentenza” che può essere impugnata, un altro conto è un provvedimento esecutivo. Per quanto ci concerne seguiremo con attenzione la “delicata” questione.