Ne abbiamo parlato ieri mattina dell’arresto di Abdel Majid Touil evidenziando quelli che, a naso, apparivano come dei forti dubbi, poi nella mattinata di giovedì 21, la conferenza stampa indetta dal ministro Angelino Alfano che con toni trionfalistici annunciava (al mondo intero forse…) la cattura del pericoloso terrorista, incurante di diversi presenti che lo invitavano alla prudenza date le incertezze del caso. Poco dopo il termine della conferenza stampa arriva il flash dalla Procura milanese: Abdel Majid Touil il giorno della strage al Museo del Bardo di Tunisi, di cui è accusato, si trovava a scuola, in provincia di Milano. Ne sono certi insegnanti e responsabili del corso, avevano ragione i parenti che appaiono increduli.
Dalla Tunisia si conferma che lui è indagato per quella strage e, se fino a mercoledì le autorità tunisine erano certe della sua partecipazione attiva con il gruppo di killer-terroristi, ora parlano invece di “fiancheggiamento esterno”.
Saranno le indagini condotte dalla Procura di Milano a chiarire, anche dall’analisi dei supporti informatici a lui sequestrati, se ha avuto un ruolo o meno in quella odiosa strage. Di certo, ora, come da dubbi da noi avanzati, c’è che quel giorno non poteva essere a Tunisi. Il giovane, difeso dall’avvocato Silvia Fiorentini, dovrà comparire venerdì, tra le 11.30 e le 12, davanti al giudice della quinta corte d’appello Antonio Nova, delegato all’adempimento delle formalità previste per una richiesta di arresto internazionale.
Fin qui la cronaca che potrete trovare in maniera ampia su parecchie fonti di informazione. E della quale sarete forse a conoscenza.
A noi di dubbi ne rimangono altri, primi fra tutti quelli su un’informazione che, ancora una volta ha servito e sbattuto in prima pagina, il “mostro” di cui sembra che l’opinione pubblica non possa più far a meno: il mostro quotidiano.
A nessuno è venuto il dubbio che qualcosa nella tempistica non funzionava? A nessuno è venuto il dubbio che uno Stato di Diritto si basa sulla presunzione di innocenza? A nessuno è venuto il dubbio che gli amici pronti a difenderlo lo hanno fatto ben sapendo che potrebbero essere essi stessi soggetti a indagini e quindi, in situazioni di potenziale espulsione? Perché? Forse perché erano certi di quanto affermavano.
Si può dire che la Giustizia deve fare il suo corso. E su questo non abbiamo dubbio alcuno, siamo garantisti e realisti insieme. Ma è la Giustizia a doverlo fare. L’informazione deve dare le notizie, non inventarle, saperle criticare se necessario.
In ultimo, il ministro Alfano alla domanda se era ancora convinto che l’arresto di Abdel Majid Touil fosse ancora un successo investigativo, dichiara: “Abbiamo eseguito un mandato di arresto internazionale sulla base di indagini svolte in un altro Paese. È lì che va rivolta la domanda. Un mandato di arresto internazionale non è competenza italiana”.
Se abbiamo capito bene: le indagini le ha fatte la Tunisia. Se Abdel è veramente un terrorista il successo è italiano, se c’è errore giudiziario la “colpa” è tunisina.
Cosa dire, avevamo chiuso l’articolo di ieri con la seguente frase: “A volte, anche un po’ d’umiltà, non guasterebbe.”, ci sembra il caso di ripeterla.