È una “Terra” così, fra luce e buio, dove è possibile ritrovarci tutto come niente.
Il paese di Lentini si trova nella Sicilia orientale, quasi a metà dell’autostrada Catania-Siracusa, e, da lì venendo, è il primo paese che s’incontra andando in direzione Ragusa.
Entrando dall’ingresso principale – poiché, proprio come la Sicilia, ha una costellazione d’ingressi- tutto quello che è a destra è territorio di Lentini mentre a sinistra è territorio di Carlentini.
La strada che si percorre, trovandosi a metà, come spesso in questi casi, sembra essere la terra di nessuno.
Oggi, insieme, occupano una superficie di quasi 400 chilometri quadrati; molto tempo fa, quando erano un’unica cosa, la superficie occupata era anche più vasta.
Un territorio frammentato al proprio interno: socialmente ed economicamente; Qui, come dappertutto, che da sempre è parte del tutto.
Una frammentazione che viene annientata dall’ideale della Festa patronale, dai significati dei sui simboli, su cui un’intera comunità converge: in questo caso i SS Alfio, Filadelfo e Cirino.
Durante le festività non si ruba nulla, al massimo si fanno opere di bene.
Ci sono le Istituzioni: ci sono quelli di questo mondo, come quelli di un altro mondo.
Su tutti sovrastano le Persone, Uomini e Donne, scintillanti e di tutte l’età, con i segni del proprio vissuto, che percorrono le vie del folklore e della teatralità –intesa come vera realtà- ed immerse tra sacralità e profanità.
Tutti sentono il peso delle aspettative, della pressione esercitata dalle migliaia di persone che in quei tre giorni calpestano ogni centimetro della superficie del Centro storico; ed è una bella immagine del movimento nello spazio, fatta di persone fra persone.
Il 9 maggio, a conclusione della prima giornata, è possibile riscontrare la massima espressione del sentimento individuale, che diviene sintesi collettiva, in occasione del “Giro Santo dei Nudi” dove Uomini e Donne “nudati” dalle maschere della quotidianità, compiono la “propria” Via, in un teatro a cielo aperto di fronte a migliaia di altre comparse che delimitano esse stesse il percorso, in rispettoso silenzio, per una “Speranza” che fu o che è e nel nome del sacro che tutto avvolge.
Mentre l’11 Maggio, a ridosso della conclusione della 3° ed ultima giornata, si manifesta la massima espressione collettiva, che vede anche il contributo individuale e che è rappresentata dai fuochi d’artificio notturni, durante i quali migliaia di persone a ridosso della piazza centrale, ognuna quasi fosse il cerotto di chi gli sta intorno, restano ad osservare i fuochi d’artificio che vengono fatti esplodere dal piccolo piazzale di fronte la Chiesa Madre.
Finiti i fuochi, frattempo che la collettività si dissolve nella notte, tra l’odore residuo degli artifici, tutto è finito.
In quel momento iniziano i restanti 362 giorni, quelli della (s)Via, giorni variabili da comune in comune ma uguali in ogni comune.
E dobbiamo pensarci tutti a quest’immagine, vale un tesoro segreto, che è distribuito in ogni centimetro degli oltre 25.000 chilometri quadrati che compongono questa terra Sicula: storicamente i momenti veramente difficili sono stati superati nell’Unione degli intenti e sulla base di Ideali e Valori condivisi.
Poiché se Conoscere i fatti è importante, averne Consapevolezza lo è di più.
E solo a quel punto ognuno, liberamente, può scegliere come vivere ogni secondo della propria vita, se come i 3 giorni o come i restanti 362.