Lo sciopero della Scuola di lunedì scorso ha insegnato (se mai occorresse) che per farsi ascoltare dai “potenti” bisogna non solo alzare la voce, ma dimostrare che quella “voce” non è sola
e isolata, ma è di tanti, tanti, tanti. Una “voce”, insomma, che esprime una “forza” e che, quindi, essa stessa è “forza”. Il premier Matteo Renzi e il suo Governo se ne sono resi conto e hanno detto a sindacati e operatori della Scuola “Dialoghiamo…”.
E’ un’amara constatazione del nostro cosiddetto attuale “viver civile” della politica sotto i vessilli dell’ex sindaco di Firenze, oggi presidente del Consiglio: il “rottamatore” si mostra “disponibile” solo quando si trova davanti una contrapposizione che sa di non potere controllare. Una contrapposizione che viene dal cosiddetto “popolo italiano” (nel caso in specie, da una parte della collettività nazionale, quella che fa riferimento alla Scuola). Renzi (lasciatecelo dire) ha “paura” di quel “popolo” con il quale non ha mai avuto nulla a che fare, di quel “popolo” che non lo ha eletto e che forse non lo ama ma che quasi sicuramente non approva tutte (o parte) delle scelte che gli impone. Possiamo sbagliarci, ma Renzi ha timore del dissenso che la piazza ha espresso e che potrà esprimere ancora per qualsiasi altra ragione, là dove si sentirà offesa. E’ l’inizio di un declino, probabilmente già messo in conto dallo stesso premier.
Lo sciopero della Scuola ha dimostrato tante cose: il pedale dell’acceleratore si può spingere sino a un certo punto e solo con determinati soggetti. Ciò che a Renzi può riuscire bene in Parlamento (così come è accaduto per la legge elettorale) quando si ha a che fare con personaggi che accettano compromessi e sono predisposti agli opportunismi, non può essere applicato a centinaia di migliaia di entità umane, parte integrante della comunità del Paese, che si sente presa in giro in ciò che è fondamentale e vitale, il lavoro. Le mistificazioni o gli abusi (a qualsiasi livello si manifestano) primo o poi vengono a galla e si trasformano in boomerang. Anche il Presidente della Repubblica, Mattarella, dovrebbe rendersi conto che le trasformazioni imposte, cioè quelle che non hanno consenso, che non sono condivise e che appaiono arbitrarie, non possono essere spacciate per cambiamento. Sia che Matteo Renzi agisca secondo intendimenti strettamente individuali, sia che segua indirizzi consigliati (Da chi? Per conto di chi? A quale fine?) c’è sempre un elettorato dormiente (quel famoso cinquanta per cento che diserta le urne) che può risvegliarsi, e anche se viene intruppato in una legge denominata “Italicum”, può scendere in piazza e urlare un dissenso che nessun Governo sarà in grado di fermare.
La stella nascente Matteo Renzi ha iniziato la sua naturale curva discendente. E’ solo questione di tempo e scomparirà. Purtroppo sarà la collettività a piangere i danni di ciò che si è consumato sino ad oggi.