Di Salvo Barbagallo
Normalmente si vedono poco e si sentono parlare ancora meno i militari di alto grado, ma quando parlano bisogna fare attenzione a ciò che dicono e riflettere su quanto affermano. Due interventi di autorevoli esponenti delle Forze Armate italiane riportati lo stesso giorno (l’altro ieri, 13 maggio) su due giornali diversi. Due interventi che, magari, sono passati inosservati ma che noi consideriamo significativi. Il primo intervento riportato dal quotidiano “Il Giornale” riguarda le dichiarazioni rese dall’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di stato maggiore della Marina, nel corso di un’audizione sui flussi migratori al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, l’altro intervento riguarda le affermazioni fatte dal generale Fabio Mini, già capo di Stato maggiore del Comando NATO per il Sud Europa, nel corso di un’intervista rilasciata alla giornalista Pinella Leocata del quotidiano “La Sicilia”.
Ecco cosa dice l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi: “Si stanno riaffermando oggi le vecchie minacce, cioè le forme convenzionali di guerra marittima. Questo lo si vede sempre più dagli investimenti fatti da nazioni di tutto il mondo e anche, per esempio, con la presenza periodica nel Mare Mediterraneo di navi cinesi e indiane. Una cosa che prima non accadeva mai (…). Questo impone la ripresa dell’addestramento nella lotta antisommergibili e nella lotta antiaerea”.
Ed ecco cosa afferma il generale Fabio Mini: “La Sicilia è un importante caposaldo militare nel Mediterraneo, è il perno di molti raggi che vanno in tutte le direzioni, incluso l’arco atlantico che dal Portogallo porta alla Gran Bretagna e l’arco orientale che va dalla Germania alla Turchia. E’ un baluardo della difesa strategica degli Usa, che si poggia su quattro pilastri, uno dei quali è il Muos di Niscemi (…). La Sicilia ha una posizione politica internazionale”. Alla domanda se la Sicilia corre “dei rischi”, Fabio Mini candidamente risponde: “Certo, più di quanto non li corra Roma. I rischi derivano innanzitutto dal fatto che, avendo delle strutture che gestiscono il sistema globale, per metterlo in crisi basta eliminare una di queste strutture e quella che sta in Sicilia probabilmente è quella più a rischio di tutte le altre perché nessuno va a bombardare alle Hawaii e negli Usa. La Sicilia è al centro di conflitti al Sud e di molte tensioni a Nord e ad Est”.
Peccato che su questi punti Pinella Leocata non sia andata oltre con il generale Fabio Mini, di certo un’occasione mancata per conoscere dalla viva voce di un protagonista della guerra (in senso generale e senza ironia) la sua opinione sulla progressiva militarizzazione della Sicilia e dei pericoli che le tante basi statunitensi “autonome” (prima fra tutte quella di Sigonella) comportano già da tempo per la collettività isolana. Un’occasione mancata, questa intervista, perché si sarebbe potuto chiedere se e quanti armamenti nucleari sono stanziati in Sicilia e, anche, per esempio, che ci fanno i “Global Hawks” a Sigonella. Armamentario terrificante e temibile che ha preceduto da anni e anni l’installazione del Muos di Niscemi, comunque ancora da “completare”.
Due facce di una stessa medaglia, gli interventi citati: l’ammiraglio De Giorgi che sottolinea l’importanza strategica del Mediterraneo e l’evoluzione (o il riadattamento) delle strategie delle potenze militari in quest’area delicata dello scacchiere medio-orientale; il generale Mini che evidenzia (in questo arriva, però, un po’ tardi…) la peculiarità della Sicilia nel complesso della “difesa strategica” degli Stati Uniti d’America. Ci perdoni la franchezza il generale Fabio Mini: la progressiva militar-colonializzazione della Sicilia da parte USA ha origini nel lontano 1950, non è cosa nuova. Il Muos è solo un dei tasselli più recenti, e sicuramente non sarà l’ultimo. Il guaio è che la collettività isolana non è consapevole dei “rischi e pericoli” cui è soggetta. Per tutto ciò occorre dire “grazie” ai governanti compiacenti e “grazie” anche a una stampa locale che preferisce mettere in luce le squadre di marines che da Sigonella (di tanto in tanto) si spingono a Catania per fare pulizie in piazze e giardinetti (come se nel capoluogo mancassero gli addetti alla nettezza urbana) anziché chiedersi quale sia la reale funzione dei droni fortemente armati nella base della Naval Air Station USA.