La statistiche, soprattutto nei tempi odierni, aiutano a capire la realtà che si vive, ma spesso le “analisi” sui dati, cioè l’interpretazione dei dati raccolti, vengono strumentalizzate per dimostrare questa o quell’altra tesi, a secondo del vento che tira e/o a secondo di chi li utilizza. E’ il caso degli ultimi dati scaturiti dalle ricerche Istat sul primo trimestre 2015, secondo i quali in Italia ci sono oltre tre milioni e mezzo di persone che, pur essendo disponibili a lavorare, non cercano impiego, dei quali un milione e seicentomila perché scoraggiati. A questa “massa” enorme di umanità “sbandata”, secondo le statistiche, vanno aggiunti tre milioni e trecentomila disoccupati.
Magari è la nostra “ignoranza” che non ci fa “capire” i numeri, ma se la matematica non è un’opinione e se i dati raccolti corrispondono, in Italia oggi ci sono sette milioni di persone prive di occupazione, cioè di “dis-occupati”. Magari è la nostra “ignoranza” che non ci fa “capire” il termine “sfiduciato” riferito a centinaia di migliaia di giovani che non “cercano” lavoro, pur mostrandosi “disponibili”. Non comprendiamo cosa significhi questa analisi che porta alla conclusione descritta, non solo perché la nostra opinione è diversa. ma in quanto la realtà visibile dimostra proprio il contrario. Come dire: nonostante una consequenziale “sfiducia” giovani e meno giovani continuano a cercare un’occupazione, occupazione che molto raramente riescono a trovare.
Cosa si vuol dimostrare, dunque, fornendo questo tipo di interpretazione dei dati? Che c’è disoccupazione perché i giovani non cercano lavoro essendo “sfiduciati”? E’ una visione, sempre a nostro avviso, assurda della situazione attuale nel Paese e in special modo al Sud: una situazione che sta portando alla disperazione milione di persone (giovani e meno giovani) che nessuno vuole evidenziare. Ci appare paradossale e ambiguo l’affermare che “Oltre tre milioni su sette di coloro che sono senza lavoro pur essendo disponibili a lavorare, sono persone con meno di 35 anni. Sono, infatti, in questa fascia di età (15-34 anni) 1.663.000 disoccupati e 1.347.000 tra coloro che si dicono disponibili a un impiego ma non hanno fatto azioni di ricerca attiva” di un posto di lavoro. Sempre secondo i dati presentati “il picco è nel Mezzogiorno con 2,280 milioni di sfiduciati, in crescita di circa 200 mila unità sullo stesso periodo dell’anno precedente”.
È questione di sfiducia o si tratta, più semplicemente, di mancanza di posti di lavoro o, ancora peggio, della distorta gestione dei posti di lavoro che finisce, quasi sempre, nelle mani dei politici?