La memoria di Elvira

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La memoria di Elvira, Sellerio Editore
La memoria di Elvira, Sellerio Editore

Di Valter Vecellio

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   Per una volta non si parla di mafia, di speculazioni, truffe, peculati, arresti, scandali. No. Si parla di qualcosa di bello, di positivo, e che ha il marchio di quella Sicilia che troppe volte viene mortificata, mentre invece dovrebbe accadere giusto il contrario: valorizzarla come antidoto. Gesualdo Bufalino diceva che la mafia sarebbe stata sconfitta dai maestri di scuola; e Leonardo Sciascia invocava una manifestazione anti-mafia in piazza di meno, e la lettura di un libro in più. Con ciò volevano dire che si doveva (e si deve) puntare sulla cultura, sul “sapere”, la conoscenza, se si voleva sperare di sconfiggere quella “palma” che ormai sembra essere arrivata fino al Polo. Condizione certamente non sufficiente, la cultura, anche se non sufficiente, dal momento che si possono citare fior di mafiosi con tanto di laurea e master; ma necessaria.

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   Il pistolotto serve per introdurci a un piccolo evento, costituito da un libretto di cui si consiglia vivamente l’acquisto e la lettura. Il libretto si chiama La memoria di Elvira; è pubblicato dalla casa editrice palermitana Sellerio, (260 pagine, 10 euro); raccoglie la “memoria” appunto di ventitré autori della casa editrice che fu di Elvira Giorgianni Sellerio: signora straordinaria, che ha saputo guidarla con mano ferma, decisa e amorevole, avvalendosi della guida discreta ma sempre presente di Leonardo Sciascia: una coppia straordinaria, Elvira: attenta alla cura e al dettaglio del prodotto, di straordinario fiuto, grande senso pratico, come Leo Longanesi sapeva individuare il libro meritevole di pubblicazione a “fiuto”; e tuttavia al rabdomantico istinto univa una straordinaria capacità di lavoro, che tutti i manoscritti li leggeva e li sapeva valutare, senza mai sbagliare un colpo; e a fianco uno Sciascia che non era solo un autore che in quella casa editrice si trovava a suo agio; non a caso molti dei suoi bellissimi libri ha deciso appunto di pubblicarli da Sellerio: da l’Affaire Moro a Dalle parti degli infedeli; ne ha curato la traduzione, come lo straordinario Il procuratore di Giudea di Anatole France.

   “La Memoria”: così si chiama la fortunata (meritissimamente fortunata) collana ideata da Sciascia (che ha scritto tanti risvolti ed era prodigo di consigli), da Elvira Giorgianni e dal marito, il grande fotografo Enzo Sellerio      ; e la memoria un grandissimo ruolo ha giocato, nella scelta dei titoli e delle opere, un’operazione alla Ray Bradbury di Fahrenheit 451: da intendere come salvataggio e recupero di opere che affondavano alla infanzia e alla gioventù di Sciascia e da tempo introvabili: è così che abbiamo, per fare qualche esempio, Il diamante del Rajà, di Robert L. Stevenson, Cosma e i briganti di Alberto Moravia, Il re delle bambole di Edmondo de Amicis, Susanna e il Pacifico di Jean Giraudoux… “La Memoria” è proseguita anche dopo la morte di Sciascia; e ogni titolo è un prezioso recupero, una scoperta: una volta è Bufalino, che custodiva geloso i suoi “tesori” in un cassetto, e non si decideva a pubblicarli; un’altra è la scoperta di Andrea Camilleri, già affermato regista e produttore e sceneggiatore televisivo (i Maigret di Gino Cervi, i tenente Sheridan di Ubaldo Lay), ma che come scrittore proprio non sfondava; e tantissimi altri che a farne l’elenco completo se ne ricava un elenco telefonico. Ora “La Memoria” ha superato la boa del numero mille. Ne sarebbero compiaciuti Leonardo, Elvira, Enzo: e soprattutto sarebbero compiaciuti dell’ottimo lavoro che proseguono Olivia e Antonio, i figli di Elvira ed Enzo.

    Questo “La memoria di Elvira” è appunto il numero mille; di lei, del suo lavoro, di come sapeva conquistarti, parlano autori prestigiosi di casa Sellerio: Luisa Adorno, Maria Attanasio, Attilio Brilli, Antonino Buttitta, Andrea Camilleri, Vincenzo Campo, Luciano Canfora, Francesco M. Catalanuccio, Remo Cesarani, Masolino d’Amico, Gianfranco Dioguardi, Daria Galateria, Alicia Giménez-Bartlett, Maria José de Lancastre, Alessandra Lavagnino, Salvatore Silvano Nigro, Santo Piazzese, Gianni Puglisi, Francesco Recami, Giuseppe Scaraffia, Adriano Sofri, Sergio Valzania, Piero Violante.

   Sono “ritratti”, bozzetti affettuosi, rivelatori: raccontano gesti, piccole grandi attenzioni; testimoniano di quel tipo di amicizia che Camilleri chiama “siciliana, fatta anche di silenzi, di occhiate, del piacere di sentirsi l’uno accanto all’altra”. Una donna, Elvira, che secondo Sergio Valzania “è generosa nel chiedere”; che raccoglie (lo annota Adriano Sofri) i 92 volumi illustrati della Scala d’Oro, anche i doppioni, “come fanno i ragazzini per fare a cambio”; e che ama i libri per amatori di libri: “sovracopertina in carta pergamyn, pagine intonse per non dimenticare un oggetto sempre più desueto: il tagliacarte” (Violante). Bellissimo il ritratto che ne fa d’Amico: “Aveva la classe di coloro che non hanno bisogno di dimostrare niente. Con lei la famosa evasività siciliana, il non prendere di petto nessun argomento, era semplice assenza di fronzoli. Il non detto era sufficiente. Con lei non si parlava mai di massimi sistemi, ma mai nemmeno di sciocchezze. Sulle cose importanti tacitamente si era già d’accordo. Semmai c’era da discutere sui dettagli, e quelli andavano gestiti con cura”.

   Che dire, di altro? Si può chiudere con un’osservazione di Scaraffia: a proposito dei libri diceva che “anche il più brutto ha sempre una pagina buona o una bella frase”; e che coltivava “un amore donchisciottesco per le cause perse”. Di questa Sicilia siamo innamorati; e chi non è d’accordo, peste lo colga!

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