Cambia nuovamente la politica italiana sull’immigrazione. O forse sarebbe meglio dire “si modifica”, perché quando in Italia si cambia, gattopardescamente, lo si fa per non cambiare nulla. E infatti non cambierà nulla, anzi forse ciò danneggerà ulteriormente la Sicilia. Ma nulla deve cambiare perché tutto cambi.
I fatti sono pochi e semplici: il governo Renzi-Alfano modifica la geografia dei migranti, le parole dei migranti, lo status dei migranti. In pratica sposterà al Nord coloro che riconoscerà quali “profughi” e lascerà al Sud tutti gli altri (per intenderci quelli per motivi economici cui non spetterebbe “asilo”). Questo in base al recente recepimento della direttiva europea (ma com’è che le cose peggiori ce le chiede sempre l’Europa?) dello scorso 18 maggio avvenuta con decreto legislativo. Dice il quotidiano “La Repubblica”:
Addio vecchi centri, arrivano hotspot, hub chiusi e hub aperti. Cambia tutto, o quasi: le regioni di approdo dei migranti continueranno a sostenere il peso maggiore. Al Sud spetterà infatti accogliere migranti economici, irregolari e richiedenti asilo. Mentre, al Nord arriveranno solo i profughi.
Largo alle nuove terminologie. All’avanguardia. Sembra di parlare non di esseri umani ma di chip elettronici. Arrivano così “hotspot” e “hub regionali”.
Spariranno tutti i centri di primo soccorso e accoglienza. Chi arriva sulle nostre coste verrà subito accolto in uno dei 5 o 6 hotspot che apriranno nelle regioni con punti di sbarco -spiegano dalle “alfaniane stanze”- e dunque in Sicilia, Calabria e Puglia, forse anche in Campania. Gli hotspot identificati già saranno: Lampedusa, Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle e Taranto. Qui i migranti potranno rimanere non più di 48 ore. Verranno identificati, se sarà possibile, e riceveranno la prima assistenza.
La seconda tappa sono gli hub, grandi centri di smistamento, distinti in “chiusi” e “aperti”. I primi saranno 6 e verranno allestiti sempre nelle regioni di approdo, dunque al Sud: “Alle spalle degli hotspot, come sarà a Pozzallo, Augusta e Porto Empedocle “. Qui si proverà a distinguere tra migranti economici irregolari e chi invece ha diritto all’asilo o qualche altra forma di protezione internazionale. “Chi non ha manifestamente diritto all’accoglienza e chi rifiuta di farsi identificare – precisano i tecnici del ministero dell’Interno – verrà trasferito nei Cie. Chi invece legittimamente fa richiesta di asilo verrà trasferito nel circuito d’accoglienza Sprar o in un hub aperto”. Eccola dunque la terza tappa: lo Sprar, ossia il Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati affidato all’Anci (associazione dei comuni italiani) e gli hub aperti. Solo quest’ultimi saranno previsti in ogni regione, adattando per lo più grandi caserme dismesse e ospiteranno solo coloro che attendono lo status di rifugiato. Gli irregolari finiranno invece nei Centri di identificazione ed espulsione, le uniche strutture ereditate dal vecchio modello che sopravviveranno e che oggi sono ridotte a cinque: Torino, Roma, Bari, Trapani, Caltanissetta.
Per il resto, assicura in prima persona il ministro degli Interni Angelino Alfano, si accelererà con le espulsioni. Peccato però che in Italia, se c’è una macchina che non funziona, è proprio quella delle espulsioni. Intanto si comincia, con un unico “strano” limite: hotspot e hub chiusi saranno solo al Sud, vicino a dove sbarcano i migranti e dunque resterà sempre a carico di queste regioni il compito più gravoso di gestione della clandestinità. Al Nord, negli hub aperti, arriverà solo chi ha diritto all’accoglienza.
Per le espulsioni c’è tempo e, vista l’abilità della mafia di riciclarsi, prepariamoci a una nuova “mafia capitale”, che riportata al Sud rende di più. La Sicilia è intrinsicamente più adatta.
Fin quando i siciliani non ne avranno piena ogni tasca. Poi forse qualcosa cambierà. Forse…