Di Salvo Barbagallo
Gli avvenimenti si sciorinano con tanta velocità che quel che accade, nel giro di poche ore, viene dimenticato con estrema rapidità. Filosoficamente parlando (ma la filosofia non c’entra) la fragilità del quotidiano è diventata una costante nella vita di ogni individuo “normale”, tanto che nulla appare “stabile” e “duraturo” se non ciò che viene mostrato come “emergenza”. A conti fatti oggi (ma già da ieri e presumibilmente già domani) l’individuo è costretto a vivere nelle “emergenze” del momento: è come se l’emergenza sia ormai da considerare l’unico elemento “stabile” della realtà odierna. Non stiamo facendo un “gioco di parole” (sarebbe fin troppo facile!): stiamo cercando di illustrare (e viene molto difficile) uno stato di contingenza dell’individuo normale che si è trasformato in un “continuum” dove non si ritrovano più confini netti. Ciò viene a determinare uno scetticismo crescente su quanto si apprende e una “fuga” da qualsivoglia impegno individuale che riguarda la vita collettiva.
Di questa situazione ne incomincia a pagare le spese lo stesso premier Matteo Renzi, il suo governo, il suo partito: le recenti elezioni regionali e i recenti ballottaggi in diversi capoluoghi ne sono la pratica dimostrazione.
Quel che dovrebbe allarmare, per esempio, è l’accresciuto assenteismo dalle urne o (sempre per esempio) le notizie che hanno preoccupato (e che dovrebbero preoccupare costantemente) che all’improvviso scompaiono dai mass media come se non fossero mai esistite, nonostante il gran clamore suscitato quando sono apparse. Possiamo considerare preoccupante solo l’emergenza che ci viene presentata sul momento e dobbiamo accantonare le altre “emergenze” considerate tali fino a poco tempo addietro? A quale gioco si sta giocando sulla pelle dell’individuo “normale”, della collettività “normale”?
In questo momento (ed è un costante “fissa”) l’emergenza è costituita dai migranti. Nessuno può affermare che il problema migranti sia un’emergenza, ma l’emergenza “terrorismo” che fine ha fatto? Nessuno ne parla, nonostante che moltissimi migranti abbiano dichiarato che sui barconi della disperazione ci fossero presunti terroristi. Si “accenna” (quasi di sfuggita) che cinquantamila migranti sono scomparsi, cinquantamila entità umane delle quali non si sa più nulla: questa non è un’emergenza? E la disoccupazione in Italia? Non se ne discute, tutto va bene per il premier Renzi, questa non è un’emergenza: milioni di famiglie italiane possono patire la povertà, ma adesso si deve pensare solo a continuare a dare milioni di euro ai centri di accoglienza per i migranti perché questa (e solo questa!) è l’emergenza in Italia! Gli scandali? Mafia Capitale? I politici al governo indagati? No, non costituiscono “emergenza”! Ma a che gioco stanno giocando i nostri governanti? State tranquilli, i governanti non giocano, fanno solo gli interessi (?) delle parti che rappresentano. Quelle parti alle quali non importa granché se il cittadino va a votare oppure no. Anzi, se il cittadino non vota è per loro grasso che cola, tutto di guadagnato perché in tal modo (nel bene e nel male) riescono a mantenere la percentuale che consente loro di stare a galla.
Le emergenze “stabili” stanno condizionando ogni cosa in Italia, ma la responsabilità, purtroppo resta a quei milioni di italiani che non sanno dire “basta!” nel modo opportuno: fino a quando gli italiani si limiteranno a disertare le urne, fino a quando non sapranno reagire tutti uniti in una solo voce, nel nostro Paese non solo le cose non “cambieranno”, ma “ogni cosa” e a qualsiasi livello andrà peggio. E per questi motivi ringraziamo di cuore anche i “Siciliani”, Mattarella, Alfano, Grasso e quanti altri la Sicilia si dicono di rappresentare.