Gay Pride Catania: “Educare alle differenze”

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pride-catania-da-twitter-400x215di Michele Creazzola

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La diversità vista nel segno dell’integrazione è quanto hanno in progetto gli organizzatori della manifestazione che annualmente si tiene nelle principali città del mondo. Un modo per esserci, per affermare la propria identità e, soprattutto per chiedere diritti civili in una società dove i cambiamenti avvengono molto lentamente. Bisogna far sentire la propria voce sostengono molti omosessuali, uomini e donne, che partecipano assiduamente alla manifestazione. Non si arrendono all’idea di vivere in un paese, l’Italia in cui le minoranze vengono tollerate ma allo stesso tempo mancano le regole che stabiliscono una convivenza civile e la salvaguardia dei diritti. Seppure sensibilmente diminuita, rispetto a qualche decennio orsono, la discriminazione tutt’ora esiste e in alcuni casi sfocia in atti di omofobia. Spesso gli omosessuali diventano vittime prescelte da parte di un sistema che fa fatica ad accettare qualunque sorta di diversità. La paura atavica che ogni uomo prova difronte all’ignoto destabilizza gli equilibri interiori formatisi con anni di “educazione” e di modelli impartiti, anche incosciamente, dai genitori e dalla società stessa, si pensi al mito della virilità per gli uomini. Tuttavia è da sottolineare che le vessazioni subite dal popolo “G.L.B.T.” (gay, lesbiche, bisex, trans) sono, allo stesso modo, riservate alle minoranze etniche, vittime, anch’esse, di pregiudizi e stereotipi che trovano fondamento in un sentir comune generato dalla scarsa conoscenza dei fenomeni sociali. Il resto lo fa la politica inerme e inattiva nella creazione di leggi mirate ad una vera e propria integrazione. Non trascurabile in merito alla questione omosessuale, l’effetto del cattolicesimo che ha radici molto profonde nel tessuto sociale italiano e non attecchisce, al contrario di quello che si potrebbe pensare, solo sulle menti più deboli. Una questione apparentemente semplice -secondo qualcuno basterebbe fare poche leggi- ma in realtà molto complessa. Una metamorfosi vera, e non solo di facciata, significherebbe lo sconvolgimento di costumi e valori che costituiscono per buona parte degli italiani un punto di forza. Educazione dunque è la parola d’ordine del movimento g.l.b.t. Internazionale,  Lo slogan scelto a livello nazionale è un unico grido “It’s Human Pride”,  Il tema del gruppo di Catania è: “L’io, il corpo e l’Eros”. Sono tre elementi che tra loro si intrecciano: l’io sottoposto ai modelli societari precostituiti non rappresenta appieno l’essere umano in tutte le sue sfaccettature ; ma il corpo, interfaccia dell’io, ne subisce gli effetti; l’eros, infine, è la rappresentazione della tendenza a formare legami affettivi e sessuali, limitato da molti vincoli e preconcetti, si uniforma alle indicazioni della società. Con questo concetto hanno sfilato i manifestanti che, partiti da piazza Cavour, hanno attraversato le strade del centro storico di Catania. Tuttavia fa molto discutere la parata svolgimento della parata che non trova unanimità tra i soggetti omosessuali. Sebbene siano in molti a sostenere le motivazioni in calce alle finalità del gay pride non tutti concordano con l’aspetto, per certi versi folcloristici, che ottiene la parata stessa. Condivisibili i momenti di spettacolo che hanno visto ragazzi travestiti o mezzi nudi ballare su carri ma che alcuni gay e lesbiche intervistati, hanno trovato fuori contesto per manifestazioni durante le quali si chiedono il diritto al matrimonio, per le coppie dello stesso sesso e l’adozione dei bambini. “Educare alle differenze” è lo slogan in testa alla pagina del sito dell’arcigay Catania e dunque dovrebbe essere rivisto secondo l’opinione di alcuni intervistati, che hanno preferito restare anonimi, il modo di condurre il cosiddetto “carrozzone” dal quale gli stessi non si sentono rappresentati.

Il carrozzone dunque ha visto, dietro di sé, la partecipazione dell’ assessore comunale Rosario D’Agata. Si sono uniti, a fine manifestazione, gli assessori Licandro e Villari, il segretario provinciale della Cgil Rota, il deputato Raia e il sindaco Bianco.

La richiesta dell’organizzazione g.l.b.t. è chiara: ottenere diritti circa il matrimonio e l’adozione di figli da parte di famiglie costituite da coppie dello stesso sesso. Ogni carta è da giocarsi al megliio nell’intento della promulgazione di nuovi modelli sociali e culturali, ogni errore di comunicazione potrebbe risultare fatale per l’attuazione di qualsiasi forma di sviluppo in una società, come la nostra, in cui risulta ancora un miraggio far combaciare l’innovazione con l’attaccamento ai “valori” più sentiti, ed è ancor più difficile far concepire, come famiglia, qualcosa che sia lontano dai canoni precostituiti.

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