C’è chi aspetta il botto convinto che la situazione attuale non possa protrarsi ancora a lungo; c’è chi è convinto che non accadrà nulla e che le cose resteranno come sono. C’è chi attende il botto come l’ultima speranza per cambiare registro, c’è invece chi considera l’inevitabilità con timore e grande preoccupazione, c’è chi continua ad andare avanti nella consapevolezza (?) che l’Italia non produrrà mai nulla di veramente traumatico e quindi può proseguire su un cammino opportunistico. Indubbiamente il nostro Paese, oggi come oggi, presenta fin troppe contraddizioni e analizzare lo stato dell’arte con oggettività non è certo facile.
Il premier Matteo Renzi – è una opinione più che diffusa – ha davanti a sé un periodo in cui dovrà misurare i passi che farà, con lo spauracchio di una scivolata non prevedibile su uno dei tanti problemi che dovrebbe risolvere. L’autunno appare lontano: c’è questa estate da superare, un’estate che presenta incognite a ogni angolo di strada. La fiducia della collettività nazionale nei confronti di Renzi non è mai toccato livelli così bassi da quando si è costituito il suo governo: la collettività nazionale ha mille e mille ragioni per guardare con diffidenza verso Renzi e verso i responsabili che “gestiscono” la cosa pubblica.
Nel Paese c’è una diffusa sensazione di malessere, anche se esteriormente non si avverte con molta evidenza perché si preferisce ignorare anziché prendere atto che poche sono le cose che funzionano, ma i segnali restano forti. L’eterno sorriso stampato sul volto del premier ora spesso si incrina e tende alle smorfie. Renzi, da tempo, non è più l’allegro ragazzo con “il gelato” in mano e l’ormai riconosciuto vassallaggio nei confronti della Germania della Merkel (almeno nei confronti di un’opinione generalizzata) lo pone spesso all’angolo, giustificando anche (senza volerlo) le azioni che porta avanti la dissidenza della sua ex sinistra. Nonostante messi a tacere, gli scandali restano e i colpi bassi fanno sentire i loro effetti.
Cosa accadrà in questi mesi estivi che precedono un autunno dove già si intravede la “vera” resa dei conti? Dalla Sicilia alla Lombardia affiorano fermenti di aggressività nei confronti dell’attuale governo, mentre sul tappeto restano le questioni irrisolte, dalla poco sviluppata sicurezza per il pericolo jihadista, ai migranti che continuano a essere sbarcati sul territorio nazionale dalle navi-traghetto militari dell’operazione “Frontex”, alla crescente disoccupazione. Tutto si mostra instabile e fluido, e ciò spiega perché in molti attendono il botto: è razionale ritenere che la corda tirata troppo, prima o poi, finisca con lo spezzarsi.
L’attenzione rivolta alla traballante Grecia ha allontanato solo apparentemente l’osservazione di ciò che accade in casa nostra, il grande caldo africano colpisce il centro-nord, nel meridione il fuoco cova sotto le ceneri della dilagante corruzione. Prima o poi qualcuno (anche se strumentalmente) accenderà la miccia della polveriera-Italia, innescando un meccanismo devastante e forse irreversibile.