Sicilia, PD casacche riciclate

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di Salvo Barbagallo

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Vanno avanti anche se cadono a pezzi e hanno il vuoto attorno, però sono tutti maestri nel parlare per non dire niente, maestri nell’arte del trasformismo spacciato per “cambiamento”, ogni cosa entro uno dei tanti “cerchi magici” che racchiudono la Sicilia.

lunCoraggio per chi è “fuori”, Rosario Crocetta (ex autosospeso) sarà ancora a lungo alla guida della Regione Siciliana, di sicuro fino alla prossima primavera poi, chissà. Crocetta di alleati ne trova quanti ne vuole e quanti gli necessitano per un “governo”: non è soltanto “bravo” nei giochi delle poltrone, è che conosce bene coloro che gli sono vicini e quelli che gli sono lontani. Tutti (parliamo, ovviamente, dei parlamentari che compongono l’ARS) tutti attaccati alla poltrona, tutti senza la voglia di presentarsi davanti a un elettorato “fluido” nelle sue possibili scelte. Sì, Rosario Crocetta non perderà la sua carica di “presidente”, appunto almeno per i prossimi otto/nove mesi. Può darsi che le nostre valutazioni siano errate, ma dovrebbe essere questo l’imminente futuro di chi gestisce la Sicilia. Poteri forti? Rosario Crocetta è un potere forte, di certo non nel senso “occulto” dei termini ma nel senso letterale di ciò che è il suo modo di essere e di rappresentarsi. Il PD siciliano? Questa è un’altra visione, un’altra storia parallela a quella dello stesso Crocetta.

Per esempio. Come da più parti è stato fatto notare, per i recenti avvenimenti il Pd siciliano ha fatto sentire la sua voce di dissenso, però – attenzione! – non ha spinto la situazione verso immediate elezioni, cioè alla fine non ha scaricato il presidente Crocetta. In realtà non sono esclusivamente i deputati Dem che non vogliono nuove e immediate elezioni, nessuno dei 90 deputati siciliani le vuole, tutti coscienti che dalla prossima consultazione i seggi saranno ridotti a 70. A conti fatti, degli attuali 90, venti deputati dovranno dire addio alla poltrona sulla quale oggi stanno seduti. I più preoccupati da un eventuale (quanto improbabile) mutamento di rotta sono quei deputati che più volte hanno cambiato casacca e leader confluendo nel PD. Come ricorda “LiveSicilia”, personaggi come Nello Dipasquale, sindaco di Ragusa con Forza Italia per due mandati, che fino al 2012 definiva “uno schifo” il Pd di Bersani, Marco Zambuto, ex sindaco di Agrigento, democristiano cresciuto nell’Udc di Cuffaro, Adelfio Elio Cardinale, ex sottosegretario alla Salute nel governo di Mario Monti, intimo di Renato Schifani, il rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla, vicino ad Angelino Alfano in passato assessore alla Sanità di Cuffaro, Nicola D’Agostino, già capogruppo del Mpa di Lombardo all’Assemblea regionale siciliana, Valeria Sudano, nipote dell’ex deputato cuffariano Domenico, i deputati. di “Articolo 4”, la lista creata dall’ex vice di Cuffaro, il defunto Lino Leanza, Luca Sammartino, Paolo Ruggirello, proveniente dalle fila di Nello Musumeci, e qualche altro nome che ci sfugge. Una compagine piuttosto eterogenea quella dei Dem siciliani. In queste condizioni, come può il premier Matteo Renzi mandare a casa Rosario Crocetta?

lun1Il riciclo della casacca non è una esclusiva di marca siciliana, avviene ovunque e in qualunque livello della vita delle istituzioni italiane: è un uso consolidato che va di pari passo con il clientelismo e l’opportunismo. E’ questo uso politico che continua a rendere poco credibile la classe dirigente politica italiana e, in special modo, chi rappresenta nelle istituzioni la collettività nazionale. A questa classe politica sta bene che il cinquanta per cento degli italiani non vada a votare in quanto l’altro cinquanta per cento che si presenta alle urne è già intruppato e gestito in modo più o meno soddisfacente da questa o quell’altra compagine cosiddetta politica.

Da questi punti di vista la Sicilia fa parte dell’ingranaggio complessivo, non è storia a sé stante.

 

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