di Salvo Barbagallo
Per avere “certezze” su sviluppo e sottosviluppo al Sud bisogna attendere sempre i dati Svimez, ma la situazione è più che nota per chi la vive in prima persona, o direttamente sul territorio, non occorrono i rapporti ufficiali: Sud e Sicilia sono sottosviluppo permanente! Svimez conferma uno stato di fatto: la regione italiana con il più alto rischio di povertà è la Sicilia con una percentuale del 41,8 per cento. Come dire: una persona su tre è a rischio. Secondo il rapporto Svimez 2015 sull’economia del Mezzogiorno la povertà assoluta è aumentata al Sud rispetto al 2011 del 2,2 per cento: il depauperamento di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire al Mezzogiorno di agganciare la possibile nuova crescita e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente. Il Mezzogiorno tra il 2008 ed il 2014 ha registrato una caduta dell’occupazione del 9 per cento, a fronte del meno 1,4 per cento del Centro-Nord, oltre sei volte in più. Delle 811.000 persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro nel periodo in questione, ben 576.000 sono residenti nel Mezzogiorno. Nel 2014 i posti di lavoro in Italia sono cresciuti di 88.400 unità, tutti concentrati nel Centro-Nord (133.000), il Sud, invece, ne ha persi 45.000.
I dati sull’occupazione sono chiari e non sono di certo rassicuranti come politici e governanti vorrebbero far credere, sbandierando presunti segni di “ripresa” e presunta “nuova occupazione”: lo scorso anno gli occupati al Sud hanno toccato i livelli di 40 anni addietro. Questa grave e pesante situazione la pagano soprattutto i giovani e le donne meridionali. In Italia sono 3 milioni e 512mila i giovani che non lavorano né studiano, in aumento di oltre il 25 per cento rispetto al 2008: fra questi due milioni sono donne e quasi due milioni sono meridionali.
Il Sud sconta inoltre un forte calo sia dei consumi interni che degli investimenti industriali. I consumi delle famiglie meridionali sono infatti ancora in discesa, arrivando a ridursi nel 2014 dello 0,4 per cento, a fronte di un aumento del +0,6 per cento nelle regioni del Centro-Nord. Se si guarda dall’inizio della crisi al Sud i consumi sono scesi del 13,2 per cento, oltre il doppio che nel resto del Paese.
L’ottimismo del premier Matteo Renzi viene sconfessato dal rapporto Svimez. Roberto Speranza e Gianni Cuperlo, in un’interpellanza, attaccano il governo alla luce dei dati presentati dallo Svimez che testimoniano la drammaticità della condizione del Sud, sostenendo che “l’attenzione del governo al Mezzogiorno è “marginale”, la spesa dei fondi europei “è ancora al palo”, le promesse “sono disattese”. E il segretario dell’UIL Carmelo Barbagallo: “Il Sud era la Magna Grecia, ora è tristemente metà della Grecia”. La situazione è dunque decisamente critica, ma per chi governa il Paese “tutto va bene…”. Nel prossimo rapporto Svimez quanti altri fattori negativi saranno registrati? In Sicilia i giovani e meno giovani disoccupati non hanno bisogno di attendere i risultati delle analisi economiche e sul lavoro: conoscono bene le condizioni in cui si trovano e vivono. Per riuscire ad accaparrarsi un posto (magari in “nero”) devono affidarsi alle segreterie dei politici, finendo con l’accrescere il clientelismo che loro stessi condannano. Non ci sono vie d’uscita, non ci sono percorsi praticabili per chi cerca un lavoro, quale che sia. Così proseguendo anche la speranza di un cambiamento si estingue e muore.