Teatri di Pietra apre a Caltanissetta con Kiron Café

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Teatri di Pietra Sicilia dal 23 luglio al 23 agosto

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Teatri di Pietra apre a Caltanissetta con  Kiron Café

A Castellammare vanno in scena Le Rane e a Eraclea Minoa Iliade

www.teatridipietra.org; http://teatridipietrasicilia.blogspot.it/

 

La stagione 2015 di Teatri di Pietra apre il primo sito nisseno della rete. Martedì 28 luglio alle ore 21.15 prenderà il via il calendario di spettacoli all’Ex Macello (Centro M. Abate) di Caltanissetta  con “Kiron cafè – il centauro” ilaro-tragedia di danza e teatro prodotta da MDA produzioni Danza per la regia dello stesso Aurelio Gatti, direttore artistico di Teatri di Pietra. In scena, sulla drammaturgia firmata a quattro mani  dallo stesso Gatti con Sebastiano Tringali, i cantanti e ballerini Giuseppe Bersani, Marta Cirello, Tiziana D’Angelo, Eugenio Dura, Gipeto, Luna Marongiu, Rosa Merlino si muovono sulle musiche originali eseguite dal vivo da Marcello Fiorini, con gli attori Mario Brancaccio e Sebastiano Tringali.
Lo spettacolo è ispirato al mito di Kirone (da Senofonte, Ovidio e Dante), il Centauro mezzo cavallo e mezzo uomo, simbolo di ribellione insieme a Prometeo (con il quale condivide una importante e singolare sincronicità mitologica e simbolica) nonché elemento necessario per il cambiamento.  Kirone è soprattutto un essere saggio ed autorevole, un perfetto conoscitore della natura e delle sue leggi, ma è anche un conoscitore della psiche umana, della quale si fa terapeuta, indirizzando i suoi allievi e protetti, attraverso l’insegnamento e l’esempio, alla conoscenza principalmente di se stessi,  oltre le strutture sociali . Scintilla intelligente e dinamica del divino, destinata ad illuminare il buio dei diversi tempi che si susseguono nel percorso di vita dell’umanità e capace altresì di anticipare il sempre imminente ed incalzante futuro, quasi a trasformare la temporalità in eternità.
Kirone sta fra il vecchio e il nuovo.  E’ simile al momento in cui la luce e il buio creano l’attimo fermo, l’attimo in cui ciò che è invisibile si può veder e ciò che è visibile può scomparire. L’attimo in cui il cavallo  Kirone diventa uomo ma anche il contrario.  Kirone, l’archetipo del guaritore ferito, rappresenta le nostre ferite, fisiche, emozionali, spirituali e al contempo la nostra guarigione, e personifica la sfida verso un “sistema globale” anestetizzante e falsamente “rassicurante”, una malattia che sta avanzando e la cui guarigione non può essere demandata ad un singolo e semplice farmaco. Il Kiron café, ambientato  in una striscia di confine tra Europa e Mediterraneo, tra occidente e povertà, tra mondi senza transito e avventori, è una commedia dall’amara ironia in cui Kirone, maestro di arti curative e saggezza, può per tutti ma… non per se stesso.

KIRON merlino N 3 Sebastiano Tringali (sulla sedia)KIRON cafè – il centauro
drammaturgia Sebastiano Tringali e Aurelio Gatti
regia e coreografia Aurelio Gatti
musiche Marcello Fiorini
fonti Senofonte, Ovidio, Dante
con i danzatori e cantanti Giuseppe Bersani, Marta Cirello, Tiziana D’Angelo, Eugenio Dura, Gipeto, Luna Marongiu, Rosa Merlino e con Mario Brancaccio e Sebastiano Tringali

L’ex Macello di Caltanissetta ospiterà al 2 agosto altri tre spettacoli di altissimo livello: “Le Rane” per la regia di Cinzia Maccagnano il 31 luglio e “Quando Elektra Muore” per la regia di Manuele Giliberti il 2 agosto.  Il circuito Teatri di Pietra quest’anno accoglie nella sua rete un altro sito della provincia Nissena: il Teatro all’aperto dell’istituto Fascianella di San Cataldo che ospiterà il 30 luglio la messa in scena de “Il persiano cartaginese” per la regia di Giancarlo Sammartano e l’8 agosto “Argonauti” diretto da Cinzia Maccagnano.

ERACLEA MINOA

Martedì 28 luglio alle ore 21.15 altri die siti siciliani ospiteranno gli spettacoli della rete Teatri di Pietra.
A Eraclea Minoa, l’area archeologica di Cattolica Eraclea (Ag)
sarà messo in scena “Iliade, Le lacrime di Achille” di cui firma regia e drammaturgia Matteo Tarasco. Un tentativo di raccontare l’odierno spaesamento quotidiano di una generazione incompresa, un tentativo per riacquistare, attraverso la fascinazione del palcoscenico, i valori della parola poetica, «che crediamo – scrive il regista –  oggi debba imporsi su altri linguaggi che spiegano, ma non insegnano il senso. Fare teatro oggi significa essere appassionati, e folli. Recitare oggi, davanti ad un pubblico adolescente, i versi dei grandi poeti significa ricordare (e ricordarci) che le parole bruciano, che le parole si fanno carne mentre noi parliamo e quindi anche parlare, anche raccontare una storia, è un gesto fisico e corporale. Oggi sembra che la lingua abbia perduto la sua Physis, la lingua oggi non è più del cuore, come diceva Paracelso, ma della mente, di Nuos. Per questo è necessario fare teatro oggi, ovunque e comunque, per non far soccombere la parola nelle paralizzanti spire dell’ossessione comunicativa, per non stritolare la parola nell’angoscia semantica della comunicazione che molto dice e poco esprime. Fare teatro oggi ci ricorda che il valore della parola si riconosce nel silenzio dell’ascolto». In scena Elena Aimone, Rosy Bonfiglio, Giulia Santilli

Arte e Spettacolo Domovoj / Bottega del pane
I L I A D E – LE LACRIME DI ACHILLE
Da Omero, Ovidio, Kleist
Drammaturgia e regia Matteo Tarasco
Costumi Chiara Aversano
Con Elena Aimone, Rosy Bonfiglio, Giulia Santilli
Lo spettacolo replicherà: il 28 luglio Eraclea Minoa, 29 luglio Teatro Morgantina, 31 luglio Teatro Akrai Palazzolo Acreide

CASTELLAMMARE DEL GOLFO

Le RaneAl Castello Arabo normanno di Castellammare del Golfo (Tp) martedì 28 luglio ore 21.15 sarà messo in scena “Le Rane” della Compagnia La Bottega del pane diretto da Cinzia Maccagnano. Le Rane di Aristofane sono una parodia della decadenza politica e culturale dell’Atene dell’epoca del 405 a.C., ma soprattutto una riflessione sul teatro e sulla vita morale e sociale, all’indomani della morte di Euripide e Sofocle, ultime guide intellettuali della polis. Protagonista è Dioniso, il dio del teatro, ma che qui non è più il seducente straniero delle Baccanti, bensì un patetico personaggio in cerca d’autore, un attore senza ruolo al quale avanzano battute tragiche che, fuori contesto, risultano penose e grottesche. Il ridicolo Dioniso, con un imbarazzante travestimento da Ercole, intraprende il viaggio per l’oltretomba in cerca dell’autore che possa ridargli dignità, e con lui anche al teatro e quindi alla società, a cui solo il teatro può e deve insegnare la virtù. Con lui il servo fidato Xantia, pronto e astuto. Inizia così la Catabasi verso gl’inferi, dove non possono mancare gli incontri con Caronte, Plutone e molti altri personaggi, i quali sono la copia conforme di una umanità bassa e volgare che abita il mondo terreno. Parentesi poetica è il coro di rane della palude infernale che sbeffeggia Dioniso, ma non rinuncia a cantare cignescamente intraducibili versi poetici, unico conforto dell’anima. Il viaggio si conclude con il tanto atteso incontro con Euripide ed Eschilo, intenti a litigare per stabilire chi dei due sia il più grande poeta tragico. Euripide accusa Eschilo di ridondanza e di poca chiarezza, ed Eschilo rimprovera Euripide di aver corrotto gli ateniesi con i suoi esempi immorali insegnando loro a tradire, uccidere ed evitare i doveri. Aristofane contrappone così la poesia brillante, figlia della sofistica, di Euripide e la magniloquenza di Eschilo, a volte oscura, ma di grande valore etico. Alla fine Dioniso, giudice dell’agone, sceglie di riportare in vita Eschilo, come per dire che per una società oramai al tramonto, incosciente della propria volgarità, è meglio riportare alla memoria buoni esempi di valori e di vivere civile, piuttosto che sperare in una capacità di autocoscienza di fronte ad esempi di corruzione e degrado. Le Rane, pur con una vena comica festosa, di ispirazione lirica, parla con una tristezza sconsolata di un vuoto culturale. Dioniso ha perduto il fascino della sua doppiezza, del suo oscillare tra bene e male, del suo dire e non dire, del suo nascondere per mostrare, ovvero ha perduto l’arte del teatro, di cui è rimasta solo la parvenza farsesca e deprimente. Eppure il teatro non perde mai la sua funzione e infatti mostra la sua stessa desolante condizione per indicare la miseria in cui è stato ridotto e insieme ricordare il proprio valore, scuotendo la coscienza di cui è esso stesso genitore. «Aristofane guarda con nostalgia al passato perché sia evidente il vuoto presente – scrive Cinzia Maccagnano nelle note di regia – . Ma noi nel vuoto ci stiamo da un po’, non stiamo assistendo alla fine di un mondo virtuoso, siamo già oltre la degenerazione e lo sgretolamento della nostra società. Il finto cambiamento si è svelato in tutta la sua volgarità lasciando solo smarrimento, vuoto, macerie. La cultura non si mangia, l’arte non produce, la gente vuole ridere…. È tempo di ricostruire, tempo di rimettere in forma le idee, tempo di desiderare e perciò di sognare. Basta uno che sogni per udire il canto delle Rane. E già, le Rane, chi sono? Le creature che stanno tra la vita e la morte, tra il sogno e l’incubo, tra la realtà e la finzione, tra il chiaro e l’oscuro, sullo Stige in attesa del trapasso, in attesa di poter cantare per essere zittite o ascoltate da chi, in bilico, sta inseguendo una chimera… Le Rane sono la poesia, che non si vede, ma è ovunque la si voglia evocare; sono la natura altra del mondo. Alla fine non conta più trovare l’autore di frasi “poderose”, ma riconoscersi tra Rane e insieme intonare il bel canto che accompagni l’impresa della risalita o almeno che illuda i sognatori d’essere più vicini al sublime».

Bottega del Pane
LE RANE – Malincommedia sull’orlo del mondo
da Aristofane, traduzione Cristina Putignano
regia e drammaturgia Cinzia Maccagnano
con Luna Marongiu, Cinzia Maccagnano, Cristina Putignano, Rita Salonia, Oriana Cardaci
canto  Daniela Troilo
scena e Coro   Rosalba Cannella – Mariella Beltempo; costumi Chiara Pizzolo
musiche originali de Seta – Fontana – Lorenzi
Lo spettacolo replicherà: il 28 luglio Castello Castellammare del Golfo; 29 luglio Cave di Cusa; 30 luglio Monte Jato; 31 luglio Ex Macello Caltanissetta; 1 agosto Teatro Akrai Palazzolo Acreide

La rete Teatri di Pietra, ideata da Capua Antica Festival e diretta da Aurelio Gatti, quest’anno è promossa direttamente dai Comuni coinvolti con il sostegno dall’Associazione Teatri di Pietra Sicilia e Capua Antica Festival, in collaborazione con il FAI di Agrigento. Anche quest’anno Teatri di Pietra da vita a un percorso di arte e cultura che privilegia lo straordinario patrimonio storico e artistico siciliano e al contempo offre una concreta opportunità di sviluppo socio-culturale e crescita dei territori coinvolti:  obiettivo principale è promuovere la conoscenza del patrimonio storico e paesaggistico della Sicilia attraverso lo spettacolo dal vivo e valorizzare aree straordinarie  che si offrono ad una fruizione più ampia, coinvolgendo un pubblico diversificato e più vasto. Tutto questo nonostante la crisi, anche del settore, che non da tregua agli operatori dello spettacolo che continuano nonostante tutto a stare in prima linea, in scena sopra un palco che per tetto ha un cielo di stelle, convinti che la bellezza e il teatro possano dare vita a una nuova comunità. Ed è proprio questo il feel rouge che lega la programmazione siciliana di Teatri di Pietra 2015 che propone capolavori del Mito come testimonianza di una grande perdita, quella della comunità. Questo è lo spirito dell’undicesima edizione di Teatri di Pietra Sicilia:  la ri-costruzione di una comunità consapevole e aderente alla proprio storia e identità attraverso il riconoscimento di quegli stessi luoghi, oggi siti archeologici o monumentali,  che furono centro e cuore pulsante di civiltà.  La ricorrenza di Teatri di Pietra Sicilia, che dal 2005 si propone puntualmente ogni anno nonostante le difficoltà, fa di questa manifestazione un appuntamento “atteso” , testimonianza di un progetto di rete culturale che aggrega e cresce intorno a un’idea  innovativa di valorizzazione e sviluppo sostenibile dei territori. Una nuova edizione quindi, resa possibile grazie all’impegno delle Amministrazioni coinvolte che  attraverso Teatri di Pietra ribadiscono la volontà a operare un diverso modo di fare “turismo/cultura e sviluppo” privilegiando progettualità che concretamente dialoghino con il territorio, le cittadinanze e le identità che queste esprimono e in cui i luoghi non siano solo demanio da affittare . Un progetto che anche in un momento di grande difficoltà riesce a esprimere la convinzione e la determinazione a fare della cultura e del patrimonio la risorsa principale di sviluppo delle cittadinanze coinvolte.

Informazioni: Gli spettacoli avranno inizio alle ore 21.15, fatta eccezione per “Esecuzione Ifigenia” in programma al Tempio di Hera di Selinunte giovedì 30 luglio alle ore 19.30

Biglietti euro 12 intero, euro 10 ridotto, euro 8 convenzioni.
I biglietti si possono acquistare presso le biglietterie dei siti, la stessa sera dello spettacolo.

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