Gli Angeli con le ali di Stato

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di Salvo Barbagallo

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Si grida allo “scandalo” (ovviamente, per poco tempo) ogni qual volta si apprende che qualche politico con cariche di governo faccia uso (o abuso) del potere che ha, utilizzando mezzi e risorse che (a conclusione) paga sempre il cittadino. In Italia (ma forse non solo in Italia) è una “consuetudine” fortemente radicata, e di esempi certo non ne mancano. Ci sono (ovviamente) le eccezioni: basti pensare che il Capo dello Stato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per raggiungere la sua isola, la Sicilia, prende un volo di linea. L’eccezione, purtroppo, non costituisce per molti un esempio da seguire (Sabatini Coletti: esempio, Chi o ciò che costituisce un caso significativo rispetto a una categoria morale e in quanto tale è proposto come modello da imitare o da evitare) e quindi non c’è da stupirsi se anche il ministro degli Interni Angelino Alfano usa (e riusa) a secondo delle sue necessità i velivoli di Stato per andare e venire dalla Sicilia, né c’è da criticarlo perché non ha inteso seguire l’esempio del Presidente Mattarella, suo conterraneo.

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angel1Nulla di particolare se Angelino Alfano da mesi, soventemente nei weekend – come evidenzia “Il Fatto Quotidiano” del 22 scorso – fa la spola da Roma alla Sicilia servendosi di un “Falcon” statale: nulla di particolare in quanto il ministro raggiunge l’isola per motivi di lavoro. Che poi il ministro, dopo avere svolto i suoi incarichi, incontra amici e simpatizzanti, è una circostanza complementare. La Sicilia oggi più che mai ha bisogno della presenza del ministro degli Interni: gli sbarchi continui dei profughi salvati in mare, le tensioni nel governo Crocetta della Regione, meritano, infatti, un’attenzione diretta e non un resoconto riferito.

C’è un “dettaglio” curioso, come rivela sempre “Il Fatto Quotidiano” (del 23 agosto): “C’è uno strano giallo nel caso dei viaggi blu di Alfano. Se i voli di Stato del ministro dell’Interno che l’ha preceduto, Annamaria Cancellieri, sono registritati sui files di Palazzo Chigi, quelli del leader del Nuovo centro destra sono invece segreti fino al marzo 2015: in quelle liste – in quasi due anni di permanenza al Viminale – Alfano non compare mai, poi improvvisamente sì e peraltro da protagonista (una quarantina di voli di viaggi in cinque mesi, una bella parte dei quali da e per la Sicilia), visto che il suo nome ricorre quasi più di quello del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che qualche motivo in più per viaggiare ce l’ha…”.

Non c’è da stupirsi, ripetiamo: è ormai consuetudine radicata l’utilizzo delle risorse pubbliche  perché, in un modo o in un altro, rientra nelle funzioni istituzionali di chi rappresenta la collettività. Basti ricordare il noto caso del premier Matteo Renzi quando d’inverno per andare a sciare a Courmayeur “usò” un velivolo di Stato: lo prevedeva “il protocollo di sicurezza”. Lo stesso discorso vale per Angelino Alfano, così come il Viminale fa sapere: “…Il ministro dell’Interno ha avuto impegni istituzionali durante i suoi viaggi in Sicilia, ma in ogni caso ha protezione di livello 1, per cui non solo ha diritto, ma il dovere di viaggiare con l’aereo di Stato”. Lo stesso discorso è stato (e viene) applicato anche in altri (tanti) casi che non arrivano alla cronaca, che riguardano figure di caratura istituzionale. Negli aeroporti di Catania e Palermo è di casa il “Falcon 900” dell’Aeronautica Militare utilizzato da ministri (eccetera).

Al cittadino comune non resta che sognare le ali dei veri Angeli, non certo le “ali di Stato”.

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