di Salvo Barbagallo
C’era una volta la politica, una volta c’erano i politici e i partiti. Una volta c’erano, soprattutto le “ideologie”: giuste o sbagliate che fossero i cittadini si riconoscevano in esse, in una o in un’altra. Una volta c’erano leader e dirigenti di partito che si confrontavano con le collettività nelle piazze, che si confrontavano (o si scontravano) con i militanti e i “tesserati” all’interno delle sezioni, i candidati nei Parlamenti (nazionali o regionali) scaturivano dopo animati (e magari feroci) dibattiti. Una volta c’era la Destra, la Sinistra, il Centro, gli extraparlamentari, i contestatori. C’era una volta… Oggi? Oggi si diventa premier e si governa senza passare dalle urne, cioè senza che la collettività possa esprimere una sua opinione, una sua “volontà”. Non poteva essere diversamente: scomparse le cosiddette ideologie, i partiti si sono autoestinti (l’attuale PD lo dimostra ampiamente), i più forti usano la clava della rottamazione sgomberando il campo dagli avversari (effettivi e potenziali), le segreterie politiche (?) trasformate in clan ristretti di comando decisionale che mantengono un consenso altrettanto ristretto basato sul clientelismo. Il tutto “naturale” conseguenza della “nuova” ideologia: la “politica” della poltrona, la “politica” del profitto, la “politica” dell’opportunismo. Una “politica” che è diventata “sistema” di potere. Ogni cosa è mirata alla “conquista” (meglio dire, all’accaparramento) di una poltrona di comando grazie alla quale si possono gestire altre poltrone da affidare ai “fedeli” della “causa”. I “fedeli” sono anche gli alleati dell’ultimo momento: la loro casacca è un “usa e getta” che contraddistingue i momenti dei compromessi (oppure è meglio dire, delle “compravendite”).
La politica della poltrona è il fenomeno dei nostri giorni e non costituisce un fatto isolato di un determinato territorio: è una “vena” che si estende da un capo all’altro del Paese. Roma Capitale insegna, il Cara di Mineo insegna, la Rai insegna, i professionisti dell’antimafia insegnano quando vengono sbugiardati dalle loro stesse azioni. La “poltrona” è un potere incredibile: tutti (o quasi) ormai ne sono consapevoli. Al momento (a quanto pare) non c’è possibilità di contrastare questo stato di cose: troppo legati fra di loro i possessori delle poltrone, legati da comuni interessi (quelli individuati e descritti), ci si trova di fronte a un meccanismo che appare perfetto nei suoi ingranaggi centrali e periferici. Rosario Crocetta (l’autosospeso, ricordate?), presidente della Regione Siciliana insegna: è ben piantato sulla sua poltrona e sa ben manovrare le casacche riciclate e ben utilizzare i tanti e tanti postulanti che aspirano anche a poltroncine, in mancanza di poltrone. Una lezione particolare ci viene offerta dai tanti indagati dei quali si perdono le tracce nei meandri dei Tribunali.
Morale della favola, o morale in “sensu latu”? Tenendo conto che la “morale” è un “bene” (quasi) estinto, resta l’amara conclusione della favola dei nostri giorni: disoccupazione, latrocini a danno della collettività che restano impuniti, lotte solo di potere, futuro oscuro per giovani e meno giovani. Da sud a nord poche differenze. La “morale” non fa notizia, il gossip (a tutti i livelli) uno strumento per sviare l’attenzione dalle cose importanti che riguardano tutti. Sono più che conosciuti coloro che posseggono le principali (e no) poltrone del Paese: indubbiamente tutte persone rispettabili, anche se si fanno i cavoli loro a discapito di altri. Paradossalmente potremmo sostenere che non esistono “poteri occulti”, perché paradossalmente potremmo affermare che i “poteri” sono noti. Anche se spesso non si conoscono nomi e cognomi, le “entità” che rappresentano sono sotto gli occhi di tutti. E allora, di cosa stiamo parlando? Solo di cazzeggiamenti estivi…che soltanto pochi (forse) prenderanno in considerazione.