di Salvo Barbagallo
Sergio Mattarella. Quando nel febbraio scorso venne eletto alla Presidenza della Repubblica molti Siciliani (molti, ma non tantissimi) ritennero che forse per la loro Terra era giunto il momento del dovuto riscatto: questi molti (molti, ma non tantissimi) isolani ritennero che un Capo dello Stato Siciliano avrebbe potuto determinare quel cambiamento del destino della Sicilia che attendevano da oltre settant’anni. Fra quei molti che “speravano” c’erano anche gli scettici, coloro che non avevano dimenticato l’origine politica di Sergio Mattarella, un’origine tutta convintamente e completamente etichettata “Democrazia Cristiana”, portata avanti con una onorata carriera sotto l’insegna dello Scudo crociato (di cui fu vicesegretario) e poi con il Partito Popolare Italiano, La Margherita e il Partito Democratico. Gli scettici non avevano dimenticato questa onorata carriera: Mattarella ha, infatti, ricoperto ruolo importanti: la carica di ministro per i Rapporti con il Parlamento (1987-1989), di ministro della Pubblica istruzione (1989-1990), di Vicepresidente del Consiglio (1998-1999), di ministro della difesa (1999-2001) e infine di giudice costituzionale (2011-2015).
Nonostante gli scetticismi molti Siciliani (molti, ma non tantissimi) gli hanno dato fiducia, e continuano a sperare che – al di là delle periodiche visite personali – Sergio Mattarella guardi alla sua Sicilia con un occhio diverso di quello dei suoi predecessori: una speranza “giustificata” dalla grande esperienza politica che Mattarella ha acquisito nel corso di tanti anni di attività sul campo ma, soprattutto, dalla profonda conoscenza che ha della realtà isolana (passato e presente). Una conoscenza diretta e non traslata. La nostra opinione (ci perdoni il Presidente della Repubblica) è che l’Uomo che oggi rappresenta il nostro Paese ben poco possa fare (anche se volesse) per mutare lo stato delle cose in Sicilia. La biografia di Sergio Mattarella ricorda che suo padrino di battesimo fu l’amico paterno Salvatore Aldisio, che è tutto dire per la storia di Sicilia. E sottolineiamo questo dettaglio per ricordare come il futuro della Sicilia si spense all’indomani della concessione dell’Autonomia all’Isola, all’indomani della concessione dello Statuto Speciale.
Oggi, a poco più di otto mesi dalla sua elezione, si rimproverano al Capo dello Stato i suoi silenzi sulle vicende del governo Renzi ma (sempre nostra opinione) non sono questi i silenzi che eventualmente dovrebbero imbarazzare Sergio Mattarella. I silenzi assordanti (sempre nostra opinione) riguardano la sua Sicilia, quella Sicilia che non cambia perché nessuno ha interesse a farla progredire, quella Sicilia che deve rimanere (come lo è stata dal dopoguerra ad oggi) nelle condizioni in cui si trova.
Il Presidente della Repubblica sa cosa ha significato e significhi l’occupazione militare straniera (quella degli USA) del territorio isolano; il Presidente della Repubblica sa cosa significa l’installazione del MUOS (l’apparato satellitare di controllo mondiale); Il Presidente della Repubblica sa cosa significhi l’immagazzinamento di scorie nucleari nella sua Terra; il Presidente della Repubblica sa tante altre cose che il cittadino comune non conosce e non conoscerà mai. Il problema mafia? A quello ci pensano le varie Commissioni antimafia e i magistrati: i risultati nel corso di settant’anni sono noti a tutti.
Silenzi imbarazzanti, quelli di Sergio Mattarella? Ma quali silenzi?
Erede improprio e indiretto della filosofia andreottiana, il Presidente della Repubblica, fra le molte cose che conosce, sa dove stanno portando l’Italia che rappresenta: forse è questa la ragione principale dei suoi silenzi….