Ingovernabile il problema “migranti”?

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di Salvo Barbagallo

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Problema “migranti”: da una parte o dall’altra si sollecita “assunzione di responsabilità politica”, ma la “politica” (che, poi, ufficialmente è risaputo che “non c’è”) appare confusa, quando non è completamente latitante. Da una parte il pressante richiamo al sentimento dell’umanità di fronte a una tragedia di dimensione enorme, dall’altra parte la richiesta di un controllo sui flussi che riescono a sbarcare sulle coste italiane, dall’altra parte la crescente insofferenza delle collettività che si sentono “invase” da presenze che non hanno alcuna possibilità d’integrarsi, dall’altra parte ancora tutte le vergognose speculazioni economiche sui centri d’accoglienza o pseudo tali. E nel frattempo le acque del Mediterraneo inghiottono inesorabilmente decine e decine di fuggitivi. Il problema, difficile da risolvere, ovviamente non è soltanto italiano, è europeo in un’Europa quasi indifferente che a spezzoni (Paese dopo Paese, cioè) reagisce (quasi sempre in malo modo) a secondo delle immediate necessità.

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Quale “parte” della complessa situazione deve essere affrontata con precedenza assoluta dall’Italia? A quanto ci dicono i fatti, l’Italia “governativa” in questo momento pensa ad altro: alla diatriba sulle (inopportune) prese di posizione dell’ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano sulle riforme costituzionali, ai tentativi del premier di racimolare consensi, disposto ad allearsi anche con il diavolo pur di raggiungere i suoi obbiettivi, al Pontefice che (per un bene comune) finisce con l’interferire con affari al di fuori della sua sfera di competenza. Appare chiaro che la “prima parte” alla quale si deve rispondere è quella di salvare le vite umane che rischiano continuamente di finire sui fondali dell’ex Mare Nostrum: le forze a disposizione fanno quel che possono, ed è evidente che sono insufficienti, visto che il numero delle vittime aumenta drammaticamente ogni giorno che passa.

Dibattiti urlati, incontri e scontri tra gli esponenti “politici” di opposte posizioni accrescono la confusione, ingigantiscono le contrapposizioni che vengono (purtroppo) alimentate dai mass media a caccia di audience in una stagione estiva dove viene privilegiata la cronaca nera.

mig1E’ enorme la costellazione di eventi negativi che racchiude il “problema migranti”, mentre (almeno in apparenza) poco viene portato avanti per risolvere quelle “parti” del “problema” che potrebbero essere risolte con provvedimenti drastici, come per esempio, quelli che potrebbero (e dovrebbero) essere applicati per ciò che attiene le “speculazioni” sull’accoglienza dei migranti che sembrano poste in un ambiguo archivio. Di tanto in tanto qualche giornale (con coraggio) solleva la questione, come “Il Fatto Quotidiano” che giorni addietro ha ripreso l’affare del Cara di Mineo, denunciando: “Una gestione che vale cento milioni di euro, un residence che frutta sette milioni di affitto all’anno, diecimila euro al giorno di indotto e quattrocento posti di lavoro che in tempi di elezioni si trasformano in una valanga di voti. É il Cara di Mineo, il centro richiedenti asilo in Sicilia finito coinvolto nell’indagine della procura di Roma su Mafia Capitale. E sul quale anche le procure di Catania e Caltagirone hanno deciso di fare luce, indagando sulle assunzioni e soprattutto sulle gare d’appalto milionarie…”. Poi il tutto rientra e torna nell’armadio dell’indifferenza, e le indagini della magistratura, certamente per necessità (anche di natura “politica”) proseguono con molta circospezione.

Il “problema migranti” non è risolvibile ed è “ingovernabile” principalmente perché, come detto, non riguarda soltanto l’Italia, e poi per quanto riguarda il nostro Paese perché (per incompetenza o per mancanza di una effettiva volontà) nessuno fino a questo momento ha posto sul tavolo un piano “razionale”, “umano” e “adeguato” per risolverlo. Con il risultato che, alla fine, si giustificano le reazioni contro i migranti da parte delle collettività interessate alla loro presenza. E’ la perfetta costruzione della macchina dell’odio? La solidarietà individuale e collettiva si trasforma in un fatto secondario e strumentale (chi può la usa a seconda dei propri intendimenti), là dove chi governa non riesce a dare soluzioni e risposte concrete. O forse, più semplicemente, la verità è che manca la volontà di adottare soluzioni definitive.

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