di Carlo Barbagallo
La Sicilia non ha frontiere visibili: le sue frontiere sono i limiti delle acque territoriali che la circondano, le acque del Mar Mediterraneo, una volta chiamato e considerato “Mare Nostrum”. I migranti che perdono la vita nel tentativo di raggiungere la Sicilia sono morti senza frontiera e senza patria. Le ultime vittime ieri: 25 morti accertati, ma si teme che il numero sia molto più alto, forse un centinaio o duecento; circa 400 i migranti salvati, questo il primo bilancio del naufragio avvenuto al largo della Libia. I corpi dei 25 migranti morti sono stati già recuperati. A bordo del barcone si trovavano 700 migranti. L’incidente è avvenuto quanto da bordo del peschereccio hanno visto i soccorsi arrivare nella zona.
L’Oim, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni rende pubbliche le cifre delle vittime in questo 2015: oltre duemila fuggitivi! Nello stesso periodo del 2014 sono morte 1607 persone. In tutto dal 2014 a oggi 3306 esseri umani sono “sepolti” in fondo al Mediterraneo. L’ultima tragedia, come detto, ieri mattina: un barcone con a bordo centinaia di migranti si è capovolto al largo della Libia. L’incidente è avvenuto quanto da bordo del peschereccio hanno visto i soccorsi arrivare nella zona. Il naufragio si è verificato a poco più di quindici miglia a nord della Libia. L’allarme era arrivato alla centrale operativa della Guardia Costiera di Roma nella tarda mattinata di ieri da Catania, che aveva ricevuto una segnalazione di richiesta di soccorso con una chiamata satellitare. Nella zona sono state immediatamente dirottate dalla Guardia Costiera la Dignity One, una nave di Medici senza frontiere, e la Le Niamh, una nave della Marina militare irlandese. Quest’ultima è stata la prima ad arrivare e, a circa un miglio di distanza dal peschereccio, ha calato due rescue boat per soccorrere i migranti. A quel punto dalla nave irlandese hanno visto il barcone capovolgersi: l’ipotesi più probabile è che i migranti si siano spostati tutti nella direzione delle barche di soccorso, provocando così il ribaltamento. Altre imbarcazioni si sono dirette nell’area del naufragio: la Phoenix, la Fiorillo della Guardia Costiera e il mercantile Barnon Argos.
Itayi Virri, portavoce dell’Oim, ha dichiarato: “Purtroppo a fine settimana scorsa abbiamo raggiunto la cifra di oltre tremila vittime. Circa 188.000 migranti sono stati salvati nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno, altri migranti cercheranno di raggiungere le spiagge dell’Europa nel corso dell’estate e la soglia dei 200.000 sarà raggiunta molto presto”. Come nel 2014, la maggior parte dei migranti sono morti mentre cercavano di attraversare il Canale di Sicilia, lungo la rotta del Mediterraneo centrale che collega la Libia all’Italia. Secondo le statistiche, sottolinea l’Oim, la rotta del Mediterraneo centrale è di gran lunga la più pericolosa rispetto alle altre. I migranti che riescono ad a raggiungere le coste siciliane possono considerarsi fortunati riescono ad evitare la morte, diventata ormai una terrificante costante nel Mediterraneo. I naufragi e le richieste di salvataggio per le Capitanerie di porto sono all’ordine del giorno. Gli S.O.S. pervengono con puntualità impressionante soprattutto con la stagione estiva. Di notte i barconi carichi di immigrati rischiano quasi sempre il naufragio. Necessario l’intervento delle navi della militari: migranti vengono recuperati e poi trasferiti nei centri d’accoglienza. Ma come i dati dimostrano, non sempre la conclusione del viaggio avventuroso è positiva: spesso in mare in migliaia perdono la vita. William Lacy Swing, direttore generale dell’Oim, ha affermato: “E’ inaccettabile che nel XXI secolo le persone che fuggono da guerra, persecuzioni, povertà e impoverimento della terra debbano patire tali terribili esperienze nei loro Paesi, per non dire quello che sopportano durante il viaggio e poi morire alle porte dell’Europa.”.
Un dovere salvare i migranti, un dovere accoglierli, ma il problema se non si risolve a monte non avrà soluzione.