di Carlo Barbagallo
Migranti, un giorno sì, un giorno sempre: non si può lasciarli ignorati e nel silenzio dell’indifferenza. Parlano i numeri dei morti che restano senza nome in fondo al mare, o dei cadaveri (pochi a fronte di molti) che vengono ripescati o si arenano sospinti dalle onde su qualche spiaggia.
Parlano i numeri, che però sono in difetto: la tragedia degli scomparsi in mare ha infatti dimensioni più grandi, sconosciute. Ma i numeri che sono “noti” dovrebbero impressionare: “almeno”, “oltre” 2.300 vite finite in fondo al Mediterraneo, nelle acque dell’ex Mare Nostrum. Secondo i dati forniti dall’Oim (l’Organizzazione internazionale migrazioni), lo scorso anno nel medesimo periodo, le vittime in mare sono state 1.779, “circa” 500 in meno di questi quasi otto mesi del 2015, mentre Il numero di sbarchi di migranti e dall’ inizio del 2015 ha raggiunto i 250mila e già ha superato il totale degli arrivi 2014. Dunque Sono stati sufficienti meno di otto mesi perché in Europa sbarcassero più persone che in tutto il 2014. Dall’inizio del 2015, circa 102mila migranti hanno attraversato il Canale di Sicilia, “la rotta più mortale al mondo” per chi fugge da violenze disastri e povertà, e sono giunti dalla Libia all’Italia, altri 134.988 migranti hanno raggiunto la Grecia dalla Turchia, poche migliaia la Spagna, pochissimi Malta. L’ultimo naufragio è avvenuto la settimana scorsa, l’11 agosto al largo delle coste libiche: una cinquantina i dispersi e altrettanti sopravvissuti trovati su un gommone semiaffondato.
Drammatica la situazione nell’isola di Kos, nell’Egeo orientale, dove ora è giunta una nave da crociera per essere adibita a centro di registrazione per alcune delle migliaia di migranti che da settimane sono bloccati sull’isola greca, dove continuano ogni giorno a sbarcare centinaia di fuggitivi. Si tratta, come hanno detto le autorità locali, di un’iniziativa tesa a prevenire il ripetersi degli scontri avvenuti nei giorni scorsi fra migranti e poliziotti.
Come abbiamo già avuto modo di scrivere in questo giornale, il “problema migranti non è risolvibile ed è “ingovernabile” principalmente perché non riguarda soltanto l’Italia, e poi per quanto riguarda il nostro Paese perché (per incompetenza o per mancanza di una effettiva volontà) nessuno fino a questo momento ha posto sul tavolo un piano “razionale”, “umano” e “adeguato” per risolverlo. Con il risultato che, alla fine, si giustificano le reazioni contro i migranti da parte delle collettività interessate alla loro presenza. E’ la perfetta costruzione della macchina dell’odio? La solidarietà individuale e collettiva si trasforma in un fatto secondario e strumentale (chi può la usa a seconda dei propri intendimenti), là dove chi governa non riesce a dare soluzioni e risposte concrete. O forse, più semplicemente, la verità è che manca la volontà di adottare soluzioni definitive”.
E’ già molto che dalla terminologia corrente sia scomparso il termine “clandestini” per adottare le parole “migranti” e “rifugiati”, ma ciò non basta per mettere a posto le coscienze e il crescente numero di “questi” migranti che tentano di raggiungere le coste della “frontiera Sicilia” dovrebbe smuovere qualcosa, e non solo il desiderio della “speculazione”, a qualsiasi livello essa possa essere applicata.